La Basilicata ha una grande
responsabilità nella difesa dell’acqua pubblica, sempre più minacciata da
banche e multinazionali. Nei giorni in cui padre Alex Zanotelli, il missionario
comboniano che ha deciso di andare a vivere a Napoli, nel difficile rione Sanità,
ha auspicato da Pisticci l’avvio di una sorta di nuova costituente sull’oro
blu, è tornato d’attualità un tema cruciale per il futuro, specie alla luce
della minaccia rappresentata dal cosiddetto Acquedotto del Mezzogiorno. Ma
andiamo con ordine.
La Basilicata ha su di sé la citata responsabilità sia
perché è l’unica regione nel Mezzogiorno che gestisce l’acqua per il tramite di
una società a capitale interamente pubblico (sebbene sotto forma di spa), sia
perché detiene il 35 per cento dell’acqua di tutto il bacino idrografico
dell’Appennino Meridionale. Dunque, siamo noi, al momento, l’unico baluardo
rimasto alla privatizzazione della gestione dell’oro blu, specie dopo
l’azzeramento dell’Acquedotto Pugliese. Azzeramento voluto dal Governatore della
Puglia, Michele Emiliano, che, secondo i ben informati, sarebbe stato il vero
ispiratore del cosiddetto Acquedotto del Mezzogiorno, la mega società che,
negli obiettivi di chi lo ha ideato, dovrebbe inglobare anche Acquedotto
Lucano, oltre a ciò che resta di Aqp ed al frammentato ed in parte privatizzato
servizio idrico campano. Obiettivo? Dare la gestione di una risorsa così
importante per l’essere umano ai privati.
E così, l’acqua lucana, stretta tra i
trialometani ballerini e tutte le altre tematiche connesse alla sua salubrità e
al suo utilizzo, sta rischiando seriamente di vedere privatizzata la sua
gestione. Per questo l’auspicio di Zanotelli affinché proprio dalla Basilicata
veda la luce un nuovo e più convinto movimento d’opinione, che, partendo dal basso,
cioè dai cittadini, possa portare la sua voce nelle istituzioni, è
fondamentale. Perché le istituzioni (nazionali e internazionali) sono sempre
più sorde verso il richiamo ad una gestione pubblica dell’oro blu, e,
parallelamente, sempre più inclini ad una sensibilità verso i poteri forti. I
quali, non a caso, stanno puntando forte sull’acqua quale nuove business al
posto del petrolio, visto che il fossile sembra essere in via di esaurimento.
In Basilicata, come è noto, esiste già un coordinamento regionale “Acqua
Pubblica”, che in questi anni ha fatto egregiamente il suo dovere
sensibilizzando i cittadini e pungolando la politica su temi così importanti
come.
L’auspicio di Zanotelli, che si dia inizio a una nuova stagione
sull’acqua pubblica, non deve quindi essere considerato come una
sovrapposizione a ciò che già esiste su questo fronte, ma, al più, un qualcosa
che potrà e dovrà supportare quel coordinamento già attivo e produttivo.
L’obiettivo, in buona sostanza, è tornare a parlare dell’acqua e della
necessità che si rispetti quanto gli italiani hanno deciso con il famoso
referendum di qualche anno fa, quando, solo in Basilicata, oltre
duecentosettantamila persone si pronunciarono per il no alla privatizzazione.
Quel referendum, così chiaro nell’esito, di fatto è stato accantonato.
Ovviamente per favorire i soliti, odiosi poteri forti e in danno dei cittadini.
E’ una storia vecchia, ormai.
Piero Miolla
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