Degrado, abbandono e, quando
piove, pozzanghere che nascondono vere e proprie insidie per l’automobilista.
E’ la fotografia del piazzale della stazione ferroviaria di Pisticci, privata
ormai da tempo del personale umano, ma comunque sempre frequentata da qualche
treno che circola e si ferma in loco, oltre che da sporadici passeggeri.
Che sia
estate o inverno, il tema non cambia: il piazzale è contraddistinto da due
grosse buche che, con la pioggia diventano piscine, e con il sole, mostrano
sempre più le loro profondità e ampiezza. Possibile che nessuno provveda a
rifare l’asfalto? Anche se non è la stazione di una metropoli e, neanche una
tra le più importanti di Basilicata, lo scalo pisticcese meriterebbe in ogni
caso un diverso trattamento e, soprattutto, un altro contegno. Gli
automobilisti che vi transitano, anche solo per brevi istanti dovendo solo
accompagnare o riprendere i pochi viaggiatori, sono costretti alle gimkane per
evitare danni alle sospensioni o affini, mentre in chi si sofferma per
attendere la coincidenza del caso, non può non saltare agli occhi il degrado e
l’abbandono. Che, per inciso, si estendono anche alla palazzina nella quale, un
tempo, il personale delle Ferrovie dello Stato risiedeva con le proprie
famiglie.
Dal piazzale, infatti, non può non scorgersi lo stato delle finestre
con vetri ormai infranti sino quasi ad essere un semplice ricordo, neon appesi
ad un filo e probabilmente non funzionanti. Che dire, poi, del giardinetto che
insiste accanto a quelli che erano i bagni pubblici? Erbacce e immondizia a
tutto spiano. Di questi tempi, con serpenti e vipere che fanno capolino per il
caldo, può essere davvero pericoloso sostare nelle vicinanze. Insomma, un
quadro abbastanza desolante che giriamo volentieri a chi sarebbe tenuto a
provvedere alla manutenzione: il Comune di Pisticci (almeno per ciò che
concerne il piazzale) o Trenitalia? Di sicuro la società che gestisce i
trasporti ferroviari è competente sull’immobile ormai abbandonato, così come,
riteniamo, sulla pulizia del piccolo giardino antistante gli ex bagni pubblici.
Chiunque sia deputato a provvedervi, però, non può continuare a fare orecchie
da mercante: urge un immediato ripristino della pavimentazione stradale, così
come lo sfalcio delle erbe nel giardino e, se possibile, anche una maggiore
cura dell’immobile. Tagliare un ramo secco, infatti, non può e non deve automaticamente
significare abbandonare questi luoghi a sé stessi.
Piero Miolla
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