Le imprese lucane lavorano in
media 218 giorni per pagare tasse e tributi e 147 giorni per soddisfare i
consumi personali. Nel 2018, inoltre, il peso complessivo del fisco (Total Tax
Rate) ha registrato un aumento dello 0,20%, passando dal 60.0 al 60,20 a Matera,
mentre a Potenza si è registrato un aumento dello 0.30, passando dal 59,2 al
59,5%. Sostanzialmente invariati, invece, i valori relativi all’incidenza dei
tributi regionali (5,7%) e comunali: 12,6 per Matera e 12,7% a Potenza.
La
proiezione è stata elaborata da “Comune che vai, fisco che trovi”, il Rapporto
2018 dell’Osservatorio Cna sulla tassazione delle piccole imprese in Italia,
giunto alla quinta edizione, che analizza il peso del fisco sul reddito delle
piccole imprese in 137 comuni del nostro Paese, tra i quali tutti i capoluoghi
di provincia. Dal Rapporto emerge, altresì che la Città di Potenza si è
classificata al quarantatreesimo posto, sulle 137 città italiane considerate
(città capoluogo e non), con un Total Tax rate del 59,5%, mentre Matera si è
classificata al sessantaduesimo con un Total Tax rate del 60,2: lo scorso anno
occupava il sessantesimo con un Total Tax Rate del 60.
Più in generale è emerso
che la pressione fiscale media sulle piccole imprese, se non interverranno
correttivi, quest’anno tornerà a salire, anche se lievemente. Saremo lontani
dal picco registrato nel 2012, ma il segno “più” non può certo rallegrare
l’ossatura portante del sistema produttivo italiano. Il dato di sintesi, però,
non fotografa le profonde differenze nella tassazione locale: la realtà
italiana, infatti, è molto complessa tanto da far emergere non una pressione
fiscale, ma “numerose” pressioni fiscali. L’Osservatorio calcola il Ttr (Total
tax rate), vale a dire l’ammontare di tutte le imposte e di tutti i contributi
sociali obbligatori che gravano sulle imprese espresso in percentuale sui
redditi. Individua, inoltre, il Tfd (Tax free day), cioè il giorno della
liberazione dalle tasse, la data fino alla quale l’imprenditore deve lavorare
per l’ingombrante “socio” pubblico.
Va ricordato che l’Osservatorio Cna ha
basato la sua analisi sull’impresa tipo italiana, vale a dire un laboratorio e
un negozio con ricavi per 431mila euro, un impiegato e quattro operai di
personale, 50mila euro di reddito. La pressione fiscale media sulla piccola
impresa tipo italiana, salita nel 2017 dello 0,3 al 61,2%, nel 2018 è destinata
a crescere ancora, portandosi al 61,4, a causa dell’aumento programmato della
contribuzione previdenziale dell’imprenditore. Di conseguenza, il giorno della
liberazione fiscale media si allungherà di altre 24 ore, per arrivare all’11
agosto. Infine, è aumentato anche il divario tra la pressione fiscale che grava
sulle piccole imprese (1,2%) e quella media nazionale (42,4. Tale ingiustizia
vale, nel complesso, 18,8 punti percentuali.
Piero Miolla
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