I muretti sbrecciati, i canali di
scolo ostruiti, i rifiuti abbandonati e mai rimossi, le erbacce mai levate, gli
escrementi degli animali lavati via solo dalla pioggia. Le pericolose fessure
della pavimentazione stradale ed ai piedi degli archi della “Terravecchia”
attraverso cui penetra e si incanala l’acqua piovana, i fili elettrici, spesso
scoperti, sospesi alle pareti delle case come minacciose liane.
Ebbene tutto questo, al di là
delle solenni promesse elettorali, è la testimonianza figurata di una ben
precisa volontà politica: la volontà di far morire Pisticci.
Il “Dirupo”, una volta vanto dell’intero
paese, ridotto a simbolo di abbandono e di incuria. Ci volevano due romani, che
dobbiamo semplicemente ringraziare per avere avuto il coraggio di investire nel
nostro paese, per squarciare il velo della vergogna.
Ho avuto un incontro con uno di
loro, Gianluca, che mi diceva di non capire come Pisticci potesse avere un tale
tesoro e lasciarlo andare in malora. E’ una persona ricca di idee, di proposte,
di esperienza. Credo sarebbe utile per tutti, specie per gli amministratori,
ascoltarlo.
Prendiamo spunto dai fatti
recenti per aprire una seria discussione su come rilanciare l’immagine del “Dirupo”
e farne il volano per lo sviluppo turistico di Pisticci e del suo territorio.
Dott. Roberto Cammarota
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