domenica 2 settembre 2018

Le elezioni regionali e le liste civiche: una "moda" non nuova.



Civismo e movimenti, movimenti e civismo. Sembra essere questa la litania della politica lucana in questo tempo di preparazione alla prossima sfida elettorale. Non una sfida qualunque, perché in ballo non c’è solo la poltrona di governatore ma molto di più: la credibilità di una classe politica che, in questi anni, non solo non ha saputo cogliere le sfide che le si sono manifestate davanti, ma ha anche avuto la capacità di rinchiudersi in una sorta di “piccolo ovile” nel quale ha ammesso solo chi avesse determinate caratteristiche, cioè i voti e la totale devozione ai vertici. 
In questi giorni, specie dopo la presentazione dell’ultima (in ordine di tempo) lista civica, quella capeggiata da Carmen Lasorella, si assiste ad una proliferazione di movimenti e similari. Che, se da un lato fa ben sperare, nel senso che tale fenomeno potrebbe leggersi come un rinnovato impulso dei lucani a rimboccarsi le maniche per mandare a casa chi non ha saputo dare alla nostra regione quella prospettiva di sviluppo e di futuro, dall’altro, però, potrebbe anche essere la spia di una sorta di volontà di fare apparire tutto questo come una trasformazione che, in realtà, non trasforma proprio nulla. Che la presenza di tante civiche (in realtà, tutta da confermare: lo vedremo alla presentazione delle liste) sia una caratteristica di questa fase storica, è del tutto evidente. Che sia, invece, una novità assoluta certamente no. 
Come dimenticare, infatti, che già alle elezioni regionali del 2005, che incoronarono per il suo primo mandato l’attuale deputato del Pd, Vito De Filippo, concorsero per la carica di presidente della Regione anche movimenti come “Alternativa Sociale”, con candidato Roberto Fiore, e “Unità Popolare”, che sostenne Angela Mancusi? Nessuno dei due fu eletto. Non da meno anche alle consultazioni successive, quelle del 2010 (riconferma di De Filippo), parteciparono movimenti come “Io amo l’Italia” (Maghdi Allam candidato) e “Sui Generis” (Marco Toscano scelto proposto come presidente). 
Infine, le regionali del 2013, quando Marcello Pittella si candidò governatore, vincendo anche con il sostegno di “Realtà Italia” e “Pittella Presidente”. Nella stessa consultazione, figurarono anche “Laboratorio Basilicata”, che, nel centrodestra, ricomprendeva Scelta Civica, Fratelli d’Italia e Grande Sud, così come “Matera si muove” (Doriano Manuello candidato presidente) e il “Movimento Grillo Lavoro e Pensioni” (con Franco Grillo candidato governatore). Alle regionali del 2018 (che, in realtà, si svolgeranno nel 2019: altra anomalia decisa da una classe politica in evidente confusione) i movimenti rischiano di essere molti di più. Sarà vera gloria?
 Piero Miolla

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