Civismo e movimenti, movimenti e
civismo. Sembra essere questa la litania della politica lucana in questo tempo
di preparazione alla prossima sfida elettorale. Non una sfida qualunque, perché
in ballo non c’è solo la poltrona di governatore ma molto di più: la
credibilità di una classe politica che, in questi anni, non solo non ha saputo
cogliere le sfide che le si sono manifestate davanti, ma ha anche avuto la
capacità di rinchiudersi in una sorta di “piccolo ovile” nel quale ha ammesso
solo chi avesse determinate caratteristiche, cioè i voti e la totale devozione
ai vertici.
In questi giorni, specie dopo la presentazione dell’ultima (in
ordine di tempo) lista civica, quella capeggiata da Carmen Lasorella, si
assiste ad una proliferazione di movimenti e similari. Che, se da un lato fa
ben sperare, nel senso che tale fenomeno potrebbe leggersi come un rinnovato
impulso dei lucani a rimboccarsi le maniche per mandare a casa chi non ha
saputo dare alla nostra regione quella prospettiva di sviluppo e di futuro, dall’altro,
però, potrebbe anche essere la spia di una sorta di volontà di fare apparire
tutto questo come una trasformazione che, in realtà, non trasforma proprio
nulla. Che la presenza di tante civiche (in realtà, tutta da confermare: lo
vedremo alla presentazione delle liste) sia una caratteristica di questa fase
storica, è del tutto evidente. Che sia, invece, una novità assoluta certamente
no.
Come dimenticare, infatti, che già alle elezioni regionali del 2005, che
incoronarono per il suo primo mandato l’attuale deputato del Pd, Vito De
Filippo, concorsero per la carica di presidente della Regione anche movimenti
come “Alternativa Sociale”, con candidato Roberto Fiore, e “Unità Popolare”,
che sostenne Angela Mancusi? Nessuno dei due fu eletto. Non da meno anche alle
consultazioni successive, quelle del 2010 (riconferma di De Filippo),
parteciparono movimenti come “Io amo l’Italia” (Maghdi Allam candidato) e “Sui
Generis” (Marco Toscano scelto proposto come presidente).
Infine, le regionali
del 2013, quando Marcello Pittella si candidò governatore, vincendo anche con
il sostegno di “Realtà Italia” e “Pittella Presidente”. Nella stessa
consultazione, figurarono anche “Laboratorio Basilicata”, che, nel
centrodestra, ricomprendeva Scelta Civica, Fratelli d’Italia e Grande Sud, così
come “Matera si muove” (Doriano Manuello candidato presidente) e il “Movimento
Grillo Lavoro e Pensioni” (con Franco Grillo candidato governatore). Alle
regionali del 2018 (che, in realtà, si svolgeranno nel 2019: altra anomalia decisa
da una classe politica in evidente confusione) i movimenti rischiano di essere
molti di più. Sarà vera gloria?
Piero Miolla
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