Quel settembre del 43,
caratterizzato da un episodio clamoroso. Con la morte di tre militari tedeschi
in seguito allo scoppio di una mina in località “Varre”, alla periferia sud
dell’abitato. Cosa che comunque evitò uno scontro armato violento con la
popolazione pisticcese pronta a difendersi. Sono i ricordi settembrini di quel
fatidico anno, caratterizzato da due vicende che qui non sono state mai
dimenticate.
La prima ci ricorda appunto, la
difesa che la città organizzò per contrastare una colonna di automezzi militari
tedeschi, dopo lo sbarco alleato in Sicilia, in ritirata verso il nord. Come ci
rammenta lo storico Giuseppe Coniglio nel suo lavoro “La colonia confinaria di
Pisticci”, un mezzo pesante di quella colonna saltò in aria causando la morte
di tre militari. I tedeschi, impossibilitati ormai a proseguire, tornarono
indietro e raggiunsero Corleto Perticara dove poi sarebbero stati annientati dall’artiglieria
canadese.
“Quella sera – si legge nel libro
- tutta Pisticci armata di fucili da caccia, pistole, coltelli, bastoni, zappe
e quanto altro si poteva recuperare, era pronta a sfidare le truppe tedesche in
ritirata, fuori le mura della città. Una mobilitazione generale insomma. Quello
scoppio fuori dell’abitato però, cambiò i piani degli invasori e Pisticci così
poté tirate un sospiro di sollevo per lo scampato pericolo. Un episodio questo,
che sicuramente risparmiò la nostra città da uno scontro armato e forse da una
strage”.
L’altro episodio, che forse pochi
ricordano, ci spiega che poco più in là, l’8 settembre 1943, dopo una
permanenza di un paio di mesi, ci fu la partenza da Pisticci di un presidio di soldati
tedeschi accampati nel rione Terravecchia. Giovani tutti di una straordinaria
educazione e rispetto della altrui persona, ma anche pieni di bontà e
generosità, come dimostrarono i piccoli aiuti ad alcune famiglie bisognose di
quell’antico rione. Per quasi tutta l’estate di quel fatidico anno infatti, un
pullman militare con tanto di antenne e radio trasmittenti, era stato
posizionato strategicamente tra il castello e il serbatoio idrico dell’allora
Acquedotto dell’Agri. Sito piuttosto occulto, alla periferia dell’abitato, dove
vivevano un centinaio di famiglie.
Ebbene, per tutto questo periodo
la colonna militare parcheggiata, rimase li guardata a vista da una trentina di
soldati germanici che nel frattempo ebbero modo di familiarizzare con la gente
del posto. Non uno sgarbo o una parola di troppo, ma tanto rispetto per le
persone e le famiglie del rione in cui, giorno dopo giorno, si cercò di voler
scoprire a fondo anche i nostri usi e costumi, non esclusa la conoscenza della buona
cucina che, per i tempi magri che si attraversavano, aveva ben poco da offrire.
Ma quel poco e quel tanto bastava per far assaporare le nostre specialità a
quei giovani soldati tedeschi che sicuramente, per chi ebbe la fortuna di
ritornare in patria, ne fece buon uso delle nostre ricette. Quel gruppo di
militari abbandonò Pisticci nei giorni successivi l’8 settembre, lasciando in
loro stessi e in quella parte della popolazione della Terravecchia che li aveva
ospitati, parecchio rammarico.
Non sappiamo quale fu la sorte
riservata a quei militari. E’ certo però che, al di là di quelle che erano le
contrapposizioni belliche del momento, quei giovani stranieri lasciarono da noi
un buon ricordo e chi ha una certa età ed ha vissuto quelle vicende, non potrà
mai dimenticare.
Michele Selvaggi
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