giovedì 22 novembre 2018

In Basilicata si incenerisce solo il 25% dei rifiuti



Solo un quarto dei rifiuti prodotti in Basilicata viene incenerito o bruciato nelle cementerie, mentre la raccolta differenziata è vista quale panacea per curare quell’antico male chiamato discarica. Quasi il 45% dei rifiuti prodotti in Basilicata (circa 200mila tonnellate all’anno) viene differenziato (con recupero delle frazioni carta, vetro, plastica e umido) e, dunque, non va in discarica. L’altro 50%, invece, viene vagliato (cioè passato per gli impianti specifici) e, a sua volta, per un 50 per cento finisce negli impianti di Tmb (trattamento meccanico biologico), dove subisce una separazione, con la frazione secca che viene destinata all’incenerimento o alle cementerie (in questo caso per il tramite di appositi impianti che producono il Css), e per il restante 50 (il cosiddetto sotto-vaglio) viene bio-stabilizzato: in tal caso si produce il compost, che va in discarica. 
Questo, a grandi linee, il sistema regionale di smaltimento dei rifiuti attualmente esistente in Basilicata. Un sistema che ovviamente attende che la quota di differenziata cresca ancora (nel 2017 si era intorno al 40%). Una regione, la nostra, nella quale esiste un solo inceneritore (quello di Melfi), mentre le discariche in esercizio al momento sono solo quattro: Atella, Colobraro, Santarcangelo e Tricarico, cui si aggiunge l’impianto di vagliatura della discarica di La Martella, a Matera. Il settore della “monnezza”, va ricordato è normato dal Piano rifiuti, approvato con delibera di Consiglio regionale 568-16, vigente da febbraio 2017, e dalla recentissima legge regionale sui rifiuti, la numero 35-18. Si diceva della differenziata. In regione si va verso il 50%, con picchi importanti (i comuni dell’Alto Bradano) e anche clamorose defaillance: parliamo di Matera città, dove le cifre attestano una quota di differenziata non oltre il 16% (a Potenza città, invece, oscillerebbe tra il 50 e il 60), ma non mancano esempi virtuosi e anche datati. 
E’ ovvio, hanno riferito fonti della Regione Basilicata, che maggiore è la quota di raccolta differenziata, minore sarà il rifiuto da smaltire nei Tmb e, quindi, anche in discarica. Oggi i Tmb in regione sono tre: Matera, Atella e Santarcangelo, mentre le cementerie (che bruciano Css) sono quelle di Matera e Barile e gli impianti che producono l’Oss si trovano a Matera, Ferrandina, Tito scalo e Melfi. C’è da migliorare, ovviamente, ma di sicuro rispetto alle emergenze manifestatesi negli anni scorsi, quando Potenza conferiva a Pisticci, insieme a quasi tutto il Materano, la situazione è cambiata come se si fosse passati dal giorno alla notte. Con l’implementazione della differenziata il sistema respira, ma non per questo la situazione può dirsi tranquilla: mancano, ad esempio, centri di smaltimento della frazione umida della differenziata. Solo di recente, infatti, sono stati consegnati i lavori per l’impianto di Venosa, mentre pare che anche Potenza e Lauria si stiano muovendo in questa direzione. 
Dal punto di vista normativo, è recentissima la legge regionale sui rifiuti, di cui si è detto. La normativa, in generale, impone determinati obiettivi e si fonda su alcuni principi comunitari e nazionali. Tra essi quello sulla gerarchia dei rifiuti, che prevede in primis il recupero del rifiuto (materia ed energia), la prevenzione, la riduzione della produzione e tutta una serie di principi che ci ha imposto l’Europa. La nuova legge lucana, che disciplina ovviamente anche il settore delle bonifiche e tutto quello che concerne lo smaltimento dell’amianto, prevede solo come extrema ratio, nello smaltimento dei rifiuti, il conferimento in discarica. Ormai sempre più chimera e simbolo della disperazione. O quasi. Un sistema, quello del conferimento in discarica, che ha ormai fatto il suo tempo ma che, indubbiamente, meriterebbe più attenzione. Se non altro nell’ottica di una serena gestione post mortem di questi impianti, spesso forieri di problemi di vario genere, non ultimi quelli relativi all’inquinamento o allo smaltimento del percolato. 
Un settore, quello dei rifiuti, che indubbiamente va gestito con una certa oculatezza e tenendo sempre alta la guardia, anche in Basilicata, visto che mafie, consorterie criminali e malaffare sono sempre più attratti dalla “regina immondizia”. Che tanto inquina, ma, ancora di più, fa schizzare alle stelle i guadagni soprattutto se manca il rigore e il rispetto delle procedure previste dalle normative di settore.
Piero Miolla

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