Può un centro di oltre 700
residenti, rimanere senza giornali? E’ quello che si chiede da circa un paio di
mesi la comunità di Pisticci scalo, ormai senza quotidiani, riviste e tutto
quello che è legato alla editoria. Costretta, quindi, a fare a meno delle
notizie della carta stampata, ma anche della cultura che offrono libri e
riviste. Una situazione che si è venuta a creare dallo scorso agosto, dopo la
chiusura del bar “Camerlingo” di via
Pomarico in cui, tra l’altro, oltre a dolci, alcolici, caffè e altri prodotti
di ristoro, si potevano acquistare quotidiani e altri giornali.
Ora lo stesso esercizio
commerciale ha cambiato gestione, ma della stampa in vendita non c’è traccia, sicché,
chi vuole informarsi delle notizie del giorno a mezzo stampa, deve mettersi in macchina e raggiungere Pisticci
centro, oppure Craco Peschiera, Bernalda o Ferrandina. Un’operazione
sicuramente accompagnata da un certo disagio, per cui sarebbero pochi (o
nessuno) quelli che decidono di salire in automobile per andare a comprare i
giornali in uno di questi centri i quali, comunque, distano parecchi chilometri
dallo scalo. Non sappiamo i motivi per cui, con il cambio di gestione
dell’esercizio commerciale, i nuovi responsabili, non sono tornati a vendere giornali
come si verificava, ormai, da diversi decenni.
E’ certo però, che esiste una
protesta silenziosa di chi abitualmente esce la mattina e, tra le prime
operazioni, fa suo un giornale o una rivista. Qui, al quartiere residenziale ex
Snam, realizzato di pari passo con l’Anic nei primi anni ‘60, i giornali si
sono sempre venduti ed allora, quando la popolazione residente era sicuramente
più del doppio dell’attuale, si vendevano tante copie nel locale della
Foresteria, in pieno centro cittadino e poi, appunto nel locale di via
Pomarico.
Tanti decenni sono trascorsi, ma
la situazione è rimasta la stessa fino a un paio di mesi fa. Non ci resta
quindi, che auspicare al più presto un ritorno alla normalità, magari con il
superamento di qualche immancabile difficoltà, con un pronto ritorno a leggere
la Gazzetta del Mezzogiorno e altri quotidiani e riviste, e non essere
costretti a registrare qui, un’altra definitiva chiusura, dopo quelle
dell’Ufficio Postale, del Centro per l’Impiego e, le altre più dolorose, delle
industrie dell’area.
Michele Selvaggi
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