“Quei terreni non li vuole
nessuno e, ormai, abbiamo anche rinunciato a raccogliere le olive”. Luciano
Quinto è proprietario di alcuni terreni attigui alla discarica di contrada La
Recisa, a Pisticci: sei ettari sui quali ci sono anche 36 alberi di ulivo
secolari. Oggi, però, la situazione è tale per cui la famiglia Quinto non
riesce a produrre l’olio come un tempo e neanche a vendere quella terra.
“Purtroppo nessuno mostra interesse per questi terreni – ha spiegato Quinto –
perché sono vicini alla discarica. Abbiamo avuto ed abbiamo serie difficoltà a
cedere la proprietà ai privati”. Per questo, nel 2016, il padre di Quinto,
Salvatore, riuscì ad ottenere dal Comune di Pisticci l’impegno ad acquistare
quei terreni. C’è, infatti, una delibera di Giunta comunale, quando il sindaco
era Vito Di Trani, con la quale Palazzo Giannantonio si impegnava a rilevare la
proprietà dalla famiglia Quinto.
“In tal modo – è sempre Luciano Quinto a
parlare – noi ci libereremmo di una proprietà che, allo stato, non produce e il
Comune potrebbe avere spazio per ampliare la discarica e, comunque, evitare
contenziosi o lamentele. Ad oggi, però, nulla è stato fatto e a quell’impegno
assunto nella delibera non è stata data esecuzione”. Ma c’è di più. L’ordinanza
con la quale sabato scorso il sindaco di Pisticci, Viviana Verri, ha vietato
l’attingimento delle acque del fiume Cavone e del fosso Chiobica, in qualche
modo sarebbe stata determinata dall’iniziativa di Quinto. A suo dire, infatti,
sarebbe stato proprio Quinto a sollecitare l’intervento dei Carabinieri Forestali.
“Da giorni – ha precisato – notavo che a valle della discarica c’era del
liquido. Tutto questo soprattutto dopo la bomba d’acqua e le altre piogge di
fine ottobre. Sono anche andato in Comune per sollecitare interventi e chiedere
lumi sulla delibera citata, ma ho ricevuto solo risposte evasive. A quel punto
ho chiamato i Forestali che, infatti, hanno effettuato un sopralluogo all’esito
del quale, poi, è arrivata l’ordinanza del sindaco”. Queste le dichiarazioni di
Quinto. Ne prendiamo atto e le riportiamo, anche se va detto che lo stesso
primo cittadino di Pisticci ha confermato che la sua ordinanza si è resa
necessaria “a seguito di una verifica svolta dai Carabinieri Forestali
effettuata dopo le abbondanti precipitazioni dei giorni scorsi”. Che li abbia
chiamati Quinto o meno, a questo punto, diventa ininfluente.
Il resto è storia
nota: da sabato 10 novembre è vietato attingere l’acqua del fiume Cavone e dal
fosso Chiobica stante l’ordinanza numero 155-18. Decisione necessaria per
“scongiurare conseguenze e compromissione delle condizioni igienico-sanitarie”
in seguito ad uno sversamento dal “pozzetto in uscita del depuratore delle
acque meteoriche (fosso di guardia denominato S3) della discarica di contrada La
Recisa”.
Sversamento in seguito al quale “potrebbe essersi verificato un
superamento del livello delle concentrazioni soglia di contaminazione”. Da qui
l’immediato “divieto di prelievo, captazione, attingimento e utilizzo a
qualsiasi scopo delle acque provenienti dai corsi d’acqua denominato fosso
Chiobica e fiume Cavone”. La stessa Verri ha poi precisato che “sono in corso
verifiche sui campioni che sono stati prelevati”.
Piero Miolla
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