Se le città sono i principali luoghi nei quali prende
forma la ricchezza, si concentra il lavoro, si creano innovazione, ricerca e
anche il capitale umano, il quadro che viene fuori dal rapporto ICity Rate
2018, per la Basilicata, non è lusinghiero. Sia Potenza che Matera occupano
quasi sempre la parte bassa della classifica per tutti gli indici
socio-economici. Per esempio, per quel che concerne la solidità economica
(valore aggiunto pro capite, tasso d’imprenditorialità, reddito imponibile,
internalizzazione produttiva) il capoluogo di regione si piazza al settantesimo
posto in Italia, mentre Matera fa peggio collocandosi all’ottantottesimo.
Non
dissimile la situazione nel capitolo lavoro: Potenza è settantanovesima, Matera
ottantaquattresima. Questo ambito, va ricordato, comprende indicatori come la
partecipazione al mercato del lavoro, l’occupazione, il lavoro irregolare e il
tasso di disoccupazione giovanile e di genere. Anche il settore
dell’innovazione e della ricerca, poi, confermano il trend negativo delle due
città lucane, che non vanno oltre il settantesimo posto. Fa parziale eccezione
Matera che, nell’ambito trasformazione digitale, si colloca al
cinquantasettesimo posto. Molto più indietro Potenza, che per ciò che concerne
la diffusione dell’home banking, la banda larga, l’open data e il Wi-fi
pubblico, è solo ottantaduesima.
Va leggermente meglio nel settore
dell’istruzione, dove le città lucane sono intorno al sessantesimo posto,
mentre si scende in classifica nell’inclusione sociale, che comprende il
disagio abitativo, la popolazione a rischio povertà, l’emigrazione ospedaliera
e l’assistenza agli anziani. Uno dei dati forse più preoccupanti, però, è
quello relativo alla partecipazione civica: i lucani, infatti, non brillano in
partecipazione sociale ed elettorale, in amministrazione condivisa, innovazione
sociale e trasparenza dei siti web. Sia Potenza che Matera sono infatti tra le
ultime venti città in Italia.
Complessivamente, quindi, il gap delle città
lucane, come di tutte quelle del Mezzogiorno, non riguarda soltanto le
dimensioni su cui gravano pesanti ritardi strutturali (occupazione, solidità
economica, ricerca e innovazione), ma anche quegli ambiti, come l’energia e la
trasformazione digitale, in cui ci sarebbero le opportunità per accorciare le
distanze rispetto al resto del Paese. Nel percorso di sviluppo della Smart City,
quindi, non accenna a ridursi il divario fra il Nord e il Sud. Gli unici ambiti
in cui le città meridionali riescono a contenere il distacco e, in alcuni casi,
ad affacciarsi ai vertici delle graduatorie nazionali sono quelli ambientali.
Matera e Potenza ne sono l’esempio calzante.
Piero Miolla
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