martedì 27 novembre 2018

Ricchezza, lavoro e istruzione: ecco le performance lucane

Se le città sono i principali luoghi nei quali prende forma la ricchezza, si concentra il lavoro, si creano innovazione, ricerca e anche il capitale umano, il quadro che viene fuori dal rapporto ICity Rate 2018, per la Basilicata, non è lusinghiero. Sia Potenza che Matera occupano quasi sempre la parte bassa della classifica per tutti gli indici socio-economici. Per esempio, per quel che concerne la solidità economica (valore aggiunto pro capite, tasso d’imprenditorialità, reddito imponibile, internalizzazione produttiva) il capoluogo di regione si piazza al settantesimo posto in Italia, mentre Matera fa peggio collocandosi all’ottantottesimo. 
Non dissimile la situazione nel capitolo lavoro: Potenza è settantanovesima, Matera ottantaquattresima. Questo ambito, va ricordato, comprende indicatori come la partecipazione al mercato del lavoro, l’occupazione, il lavoro irregolare e il tasso di disoccupazione giovanile e di genere. Anche il settore dell’innovazione e della ricerca, poi, confermano il trend negativo delle due città lucane, che non vanno oltre il settantesimo posto. Fa parziale eccezione Matera che, nell’ambito trasformazione digitale, si colloca al cinquantasettesimo posto. Molto più indietro Potenza, che per ciò che concerne la diffusione dell’home banking, la banda larga, l’open data e il Wi-fi pubblico, è solo ottantaduesima. 
Va leggermente meglio nel settore dell’istruzione, dove le città lucane sono intorno al sessantesimo posto, mentre si scende in classifica nell’inclusione sociale, che comprende il disagio abitativo, la popolazione a rischio povertà, l’emigrazione ospedaliera e l’assistenza agli anziani. Uno dei dati forse più preoccupanti, però, è quello relativo alla partecipazione civica: i lucani, infatti, non brillano in partecipazione sociale ed elettorale, in amministrazione condivisa, innovazione sociale e trasparenza dei siti web. Sia Potenza che Matera sono infatti tra le ultime venti città in Italia. 
Complessivamente, quindi, il gap delle città lucane, come di tutte quelle del Mezzogiorno, non riguarda soltanto le dimensioni su cui gravano pesanti ritardi strutturali (occupazione, solidità economica, ricerca e innovazione), ma anche quegli ambiti, come l’energia e la trasformazione digitale, in cui ci sarebbero le opportunità per accorciare le distanze rispetto al resto del Paese. Nel percorso di sviluppo della Smart City, quindi, non accenna a ridursi il divario fra il Nord e il Sud. Gli unici ambiti in cui le città meridionali riescono a contenere il distacco e, in alcuni casi, ad affacciarsi ai vertici delle graduatorie nazionali sono quelli ambientali. Matera e Potenza ne sono l’esempio calzante.
Piero Miolla 

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