In Basilicata l’offerta dei servizi di prima infanzia è
ferma al 14,3% e la quota di giovani dai 18 ai 24 anni che abbandonano
prematuramente gli studi è del 13,8: è la settima più alta in Italia, ma la più
bassa del sud. I dati resi noti del Mise attestano che la nostra regione non
rispetta gli obiettivi di Barcellona, definiti nel 2002 dal Consiglio Europeo, che
imporrebbero agli Stati membri di impegnarsi ad offrire i servizi di prima
infanzia ad almeno il 33% dei bambini sotto i 3 anni. Nei soli territori
montani delle due province lucane i valori sono davvero bassi: a Potenza, per
5551 bambini di età 0-2 anni sono disponibili 829 posti in servizi per la prima
infanzia, mentre a Matera i 70 bambini da 0 a 2 anni residenti in aree montane
non hanno nessuna disponibilità di essere accolti in una struttura a loro
dedicata.
Tra tutti i Comuni della regione, poi, 90 sono completamente sforniti
di asili nido e di qualsiasi altro servizio per la prima infanzia, mentre
soltanto in 11 si raggiunge e supera l’obiettivo europeo del 33%. I due
capoluoghi, invece, si mantengono al di sotto della soglia di copertura: a
Potenza l’offerta di posti copre solo il 23,3% della platea, a Matera si arriva
al 28,9. Tutto questo stride con la considerazione che il contrasto alla
povertà educativa dovrebbe iniziare sin dalla tenera età dei bambini, a
partire, cioè, già dai servizi alla prima infanzia che costituiscono il primo
step verso un sistema che contribuisca a migliorare la crescita psico-fisica
dei minori. Tali servizi, infatti, sono il primo luogo di socialità del minore
al di fuori della famiglia di origine. Ciò è tanto più vero nelle aree montane,
dove organizzare la presenza di strutture, risorse e personale è più difficile
a causa della conformazione territoriale, ma anche per la minore densità
abitativa. Questo provoca almeno due conseguenze negative: da un lato riduce il
benessere di chi già ci vive, dall’altro, è un incentivo allo spopolamento. In
alcuni territori della montagna, la presenza di servizi per i minori può quindi
essere decisiva per venire incontro alle possibili difficoltà delle famiglie
con figli già residenti.
La Basilicata è tra le cinque regioni italiane con la
più alta percentuale di minori residenti in aree montane (40,4%). Per capirci,
si consideri che in media, a livello nazionale, la quota di bambini che abitano
in montagna si attesta attorno al 10%. A ciò si aggiunga che spesso i comuni
montani fanno registrare anche redditi più bassi: in Basilicata, per esempio,
sempre secondo i dati del Ministero Economia e Finanza, il 73,1% dei comuni
montani rientra nell’ultimo quartile di reddito. Siffatte dati si combinano con
quelli sull’abbandono prematuro dalla scuola. Nella provincia di Potenza il
tasso di abbandono è del 14,2%, mentre in quella di Matera del 13,5. Per
abbandono precoce deve intendersi il mancato conseguimento di un diploma, sul
quale spesso incidono condizioni di marginalità sociale, che possono portare
sia a una frequenza saltuaria, sia all’abbandono definitivo degli studi. Riuscire
a mantenere attivi sul territorio i servizi per l’infanzia, dunque, è
fondamentale e forse l’attività politica dovrebbe porre maggiore attenzione su
questi servizi.
Piero Miolla
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