Una doppietta di Fausto Dametti e
una rete di Luca Musillo hanno restituito al Ferrandina la gioia della
vittoria, che mancava ormai da quasi due mesi. Battuto, sia pur con qualche
sofferenza di troppo il Ripacandida, fanalino di coda del torneo di Eccellenza.
“E’ stata una partita difficile -
osserva Dametti -. Sono contento della mia prestazione. Anche e soprattutto per
i gol, che mi consentono di riprendere a segnare, dopo qualche tempo. Con il
Ripacandida era uno scontro salvezza. Al di là della loro attuale classifica,
quando li incrociamo questa squadra vengono fuori sempre delle belle gare sotto
il profilo tecnico e agonistico. Eravamo partiti per vincerla - prosegue
Dametti -. Poi ci siamo complicati la vita con qualche errore di troppo. Fino a
quando abbiamo ritrovato fiducia nelle nostre potenzialità. Il Ferrandina è in
rilancio. Nelle prossime gare che ci separano dalla sosta natalizia dobbiamo
cercare di incamerare più punti possibili. I match difficili li abbiamo ormai
alle spalle. Adesso ci confronteremo con avversari alla nostra portata. Contro
Moliterno, in trasferta, e Murese in casa, cercheremo di incamerare almeno 4
punti”.
Al solito pragmatico l’allenatore
degli aragonesi Emanuele Finamore: “Avevo detto ai miei ragazzi che la gara col
Ripacandida bisognava vincerla ad ogni costo, non importava il modo. Era
fondamentale il risultato piuttosto che la prestazione. Che pure c’è stata, ma
solo a tratti. Dopo aver segnato i primi due gol, abbiamo subito il bellissimo
gol dalla distanza di Vincenzo Lomaestro. Poi, nella ripresa, il Ferrandina ha
triplicato. Quindi ha subito il 3-2. A quel punto - prosegue il tecnico degli
aragonesi - mi sono arrabbiato tantissimo. Attraverso dei cambi ho risistemato
l’assetto tattico e abbiamo confezionato la vittoria finale. Ci serviva per
respirare. In attesa di recuperare qualche atro calciatore, visto che da un po’
di tempo giochiamo sempre in emergenza. Gli stessi Musillo e Antonello Fusco,
che pure hanno fatto bene, non erano ancora nelle migliori condizioni fisiche”.
Angelo Morizzi
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