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lunedì 8 ottobre 2018

A bernalda piove in una scuola



Sembra non conoscere pace il plesso della Scuola Materna “Matine Angeliche” di Bernalda. Dopo i lavori di ripristino del pavimento, adeguato alle norme di sicurezza, e l’intervento successivo di derattizzazione, che ha fatto prorogare di tre settimane l’avvio del nuovo anno scolastico, frutto di altrettante ordinanze sindacali, l’Amministrazione comunale di Bernalda ha annunciato l’avvio del servizio mensa scolastica già a partire dall’1 ottobre scorso. Nonostante un’interrogazione del consigliere di centrodestra Francesco Carbone, che chiedeva di conoscere, prima dell’avvio del servizio di refezione scolastica, se l’opera di derattizzazione era andata definitivamente a buon fine e quale fosse stata l’azienda a cui era stata commissionata; con relativi costi economici.
Adesso, documentata con alcune foto postate su alcuni gruppi social di Facebook, si rinfocola la polemica sull’inadeguatezza della struttura che ospita alcune sezioni dell’asilo comunale. Visto che le ultime, abbondanti precipitazioni, hanno evidenziato perdite d’acqua dal tetto, raccolte da contenitori posizionati al centro del salone principale. Il consigliere Indipendente di minoranza Nicola Caputi, che più volte, anche l’anno scorso, aveva segnalato la necessità di provvedere ai lavori di risanamento, afferma:
“Per il plesso di Matine Angeliche è un’odissea senza fine. Dall’apertura in ritardo, con relativi disagi per famiglie e scolari, fino ai topi che ballavano nella scuola. Ed ora, con l’arrivo delle prime piogge, scopriamo che piove al suo interno. Ci chiediamo, a questo punto, se i lavori effettuati, a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico, siano serviti a qualcosa o siano stati perfettamente inutili. C’è un limite a tutto - conclude Caputi -  ma qui la soglia del rispetto, nei confronti delle famiglie e dei loro piccoli, è stata oltrepassata da un bel pò di tempo”.
Angelo Morizzi

domenica 10 giugno 2018

A Policoro entro il 30 giugno le iscrizioni all'asilo nido comunale Linus.



Scade il 30 giugno il termine per la presentazione delle domande di iscrizione all’asilo nido comunale “Linus” di Policoro per l’anno educativo 2018-19. Lo ha ribadito il sindaco, Enrico Mascia, precisando che “potranno beneficiare del servizio i bambini di età compresa fra 3 mesi e 3 anni alla data del 1° settembre 2018. 
Le famiglie interessate possono scaricare l’avviso e il modulo di domanda dalla home page del sito del Comune, nella sezione ultimissime, oppure rivolgersi, in orario di ufficio, al Servizio Cultura nella biblioteca comunale. I possessori di posta elettronica certificata potranno inoltrare l’istanza all’indirizzo biblioteca@pec.policoro.gov.it, allegando copia del documento di riconoscimento in corso di validità”. 
Secondo il Regolamento vigente hanno diritto al servizio prioritariamente i bambini residenti a Policoro; in caso di disponibilità di posti saranno accolte anche domande di cittadini domiciliati a Policoro o residenti in Comuni limitrofi. La graduatoria verrà approvata con determina entro il 15 luglio. Il nido ha un’apertura giornaliera di 8 ore, dalle 8 alle 16, durante le quali i “bambini sono coinvolti in tante attività che promuovono l’autonomia – ha spiegato l’assessore ai Servizi Sociali, Valentina Celsi -. Al Linus niente è lasciato al caso: il progetto pedagogico viene costruito collegialmente dall’equipe che, rispettosa dell’individualità del bambino, rivisita di anno in anno momenti, obiettivi e modalità attraverso le quali il nido si propone”. La retta mensile va da un minimo di 220 a un massimo di 610 euro, con la riduzione del 20 per cento in caso di frequenza fino alle 13.30. 
“La Regione Basilicata ha previsto l’erogazione di contributi a copertura delle spese sostenute per la fruizione del nido: le famiglie con Isee fino a 18mila euro avranno diritto al rimborso totale, e le altre beneficeranno di percentuali di rimborso, fino ad un massimo di tremila e 500 euro”, ha concluso Celsi. 
Piero Miolla

mercoledì 6 giugno 2018

Arrivo di 20 migranti ricihiedenti asilo: a Venosa nasce un comitato che dice no.



Effetto Salvini o preoccupazione fisiologica? A Venosa è sorto un comitato spontaneo di cittadini che stanno raccogliendo firme per denunciare il mancato coinvolgimento nella decisione di allocare in due condomini della città oraziana altrettanti Cas (Centri di accoglienza straordinaria) per migranti. La Prefettura, di concerto con una cooperativa, avrebbe deciso di allocare 20 persone in due appartamenti situati in condomini ubicati in zone centrali. Da qui i timori per quelle che vengono definite le “ovvie e assai probabili ripercussioni in termini di sicurezza, igiene, tutela della proprietà e degli investimenti”. 
Le unità immobiliari individuate sarebbero quella di via Veneto, al civico 14, ritenuta idonea da parte del competente ufficio comunale per l’alloggiamento di 12 persone, e quella di via Generale Pennella, idonea per 8 persone. I bene informati rivelano che si tratta di appartamenti di circa 110 metri quadri, le cui idoneità strutturali, tecniche e abitative reali restano tutte da accertare. In particolare, si contesta il fatto che, per ogni persona, verrebbero riservati appena 10 metri quadri, spazi ritenuti inaccettabili per le esigenze individuali. Si vocifera, poi, che gli appartamenti citati versino in pessime condizioni igienico sanitarie. Da qui la decisione dei residenti delle vie interessate di formare il comitato spontaneo che si oppone a siffatta decisione e ha promosso una petizione. 
Il comitato chiede che “la Prefettura di Potenza riveda immediatamente la decisione di inserire gruppi di immigrati, rifugiati o richiedenti asilo all’interno di condomini nell’abitato di Venosa, ove risiedono, prevalentemente se non esclusivamente, famiglie con bambini e persone anziane”. Ma non è tutto, perché al Comune di Venosa si chiede di “voler intervenire con la massima sollecitudine, valutando, altresì, l’adozione di ogni opportuna azione anche di carattere giudiziario a tutela della propria cittadinanza, come accaduto in altri comuni d’Italia”. La petizione, infine, conclude riassumendo quello che per gli organizzatori è il vero spirito che sta animando la protesta: sì all’accoglienza, salvaguardando le rispettive dignità e non trasformando immobili condominiali in centri di raccolta. Dal comitato rendono noto che, nella sola giornata del 2 giugno, sarebbero state raccolte circa 1.000 firme. 
Tutto questo, secondo i membri del comitato, “a riprova della partecipazione e sentita preoccupazione che pervade tutta la popolazione”. Qualcuno, però, ha anche ricordato che il Comune di Venosa è già impegnato nell’accoglienza dei migranti ed ha dovuto affrontare l’emergenza di Boreano, il borgo dell’agro oraziano oggetto anche di cronache nazionali, dove tra incendi e altri episodi la cronaca ha spesso raccontato problemi. Dato atto della protesta, i residenti interessati hanno anche preannunciato che non si fermeranno a questa iniziativa: intendono, infatti portare le loro istanze, laddove diventi necessario, all’attenzione del neo ministro degli Interni, Matteo Salvini, per far sì che venga “messo un freno a simili scelte che impattano con il tessuto socio-economico e urbanistico di una comunità, favorendo esclusivamente chi della questione migranti ne ha fatto ormai un business”.

venerdì 1 dicembre 2017

Guerra degli asili a Marconia

“L’unica sezione primavera autorizzata al servizio 8-16 a Marconia è quella di Giocando Insieme: se ce ne dovessero essere altre, sarebbero non autorizzate”. A sostenerlo è Filomena Briamonte, legale rappresentante della società cooperativa sociale “Giocando Insieme”, che ha denunciato la situazione presente nella popolosa cittadina jonica, facendo riferimento al manuale per l’autorizzazione dei servizi e delle strutture pubbliche e private che svolgono attività socio-assistenziali e socio-educative della Regione Basilicata, “normativa regionale che ha aggiornato il settore”, ha spiegato Briamonte, che punta il dito nei confronti di due realtà locali, ree, a suo giudizio, di “svolgere attività di asilo senza avere le prescritte autorizzazioni. Chiedo che il sindaco di Pisticci disponga la chiusura immediata di queste strutture che esercitano senza essere autorizzate”. La denuncia nasce da un accesso agli atti effettuato presso l’ufficio competente del Comune di Pisticci, dal quale si evince che “una delle due strutture ha visto notificarsi con esito negativo il procedimento relativo alla Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) da parte dell’ufficio Suap del Comune di Pisticci, mentre l’altra non ha ancora ottenuto il necessario parere dell’Asm: essendo decorsi i 30 giorni prescritti dalla legge, credo che il Suap debba chiudere con esito negativo anche questa procedura relativa alla Scia. Mi chiedo come possano, queste due strutture, continuare ad esercitare un’attività che, peraltro, concerne i bambini. Mi chiedo, soprattutto, perché il sindaco di Pisticci, al quale abbiamo esposto la questione e che, proprio per questo, la conosce molto bene, non abbia ancora predisposto gli atti per la chiusura delle stesse”. Briamonte, che a Marconia esercita l’attività di sezione primavera, ha presentato esposti a Guardia di Finanza e Procura dei Minori. “Dall’esame della documentazione ricevuta dal Comune sia l’associazione l’Isola Felice che la coop A Piccoli Passi non hanno l’autorizzazione al funzionamento. Alla prima, invitata ad integrare la Scia con altra documentazione, si faceva divieto di proseguire l’attività avviata: successivamente il Comune ha comunicato l’esito negativo della procedura. Per la seconda, invece, la documentazione è in attesa di essere esaminata dall’Asm”. Ad entrambe le strutture citate abbiamo invano tentato di concedere il diritto di replica: nessuna, però, ha ritenuto di doverlo esercitare. 
Piero Miolla