Il Museo Archeologico Nazionale
del Melfese “Massimo Pallottino” è stato il più visitato nel 2017 in
Basilicata, mentre l’Archeologico Nazionale di Venosa, con il +38,8%, ha fatto
registrare la variazione percentuale più importante in regione. Dall’altro lato,
il Museo Archeologico Nazionale della Alta Val d’Agri di Grumento Nova, ultimo
sia in termini di visitatori (4.532) che in termini di gap negativo rispetto al
2016, con un eloquente -28,4%.
I dati diffusi dal Mibact, relativi alla “massa”
di visitatori del settore in Italia nel 2017, hanno confermato che la
Basilicata cresce: quasi 15mila, infatti, visitatori in più nel 2017
(precisamente 14.952) per un incremento che si è tradotto in maggiori introiti
pari a 197.857 euro. Oltre ad avvalorare un incremento record per tutto il
Belpaese, andato oltre i 50 milioni di visitatori nel suo complesso, dunque, i
dati hanno reso onore alla nostra regione, passata dai 235.468 del 2016 ai
250.420 visitatori del 2017, con un incremento del 6,3%. Pur non rientrando tra
le cinque migliori performance italiane, quanto sopra conferma che musei e siti
archeologici lucani crescono in appeal e che la Basilicata, pur con qualche
eccezione, è in grado di far valere la sua offerta turistico-culturale, non
solo attraverso l’ineguagliabile strumento rappresentato da Matera Capitale
Europea della Cultura 2019.
Tra i luoghi della cultura a ingresso gratuito
della nostra regione, inoltre, i dati del Mibact confermano che il Tempio delle
Tavole Palatine a Bernalda è stato visitato da oltre 25.300 persone, il parco
archeologico dell’area urbana di Bernalda da 25mila, e il Museo Archeologico
Nazionale di Muro Lucano da quasi 3.300. Tornando ai musei, come presenze al
secondo posto troviamo il Musma (Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna) di
Matera, con 33.758 visitatori (+18% rispetto al 2016), seguito dal Ridola della
Capitale Europea della Cultura con 21.197 (+20), dal quello Archeologico
Nazionale di Metaponto, che, però, fermandosi a 20.365 visitatori ha in realtà
registrato un decremento del -5,2% (/nel 2016, infatti, era stato visitato da
21.474 persone. Bene l’area archeologica di Venosa (17.071 visitatori: +23,8%),
il Museo Nazionale della Siritide di Policoro con 16.779 (+6,6), il Parco
archeologico di Herakleia, sempre a Policoro (16.778: +8,1), il Museo
Archeologico Nazionale di Venosa (12.290: +38,8) e l’Archeologico Nazionale
“Dino Adamesteanu” di Potenza, passato dai 6.547 visitatori del 2016 ai 7.319
del 2017 (+11,8). Infine, il Museo Archeologico Nazionale della Alta Val d’Agri
di Grumento Nova, di cui abbiamo già dato conto. Stando ai dati del Mibact,
dunque, il settore in Basilicata tira. Ancora tanto, però, si può fare.
Ad
iniziare dalla valorizzazione dei numerosi siti del tutto sconosciuti ai più,
per non parlare del tentativo di creare un vero e proprio parco della Magna
Grecia. E’ tempo che la Basilicata accresca la sua offerta turistica attraverso
un’azione sinergica, territoriale, per non risultare impreparata rispetto ad
altri contesti: è necessaria maggiore consapevolezza, così come è fondamentale
che la politica sia meno schiava del territorio di appartenenza di questo o
quell’esponente partitico.
LA SODDISFAZIONE DEL SINDACO DI VENOSA
“Il risultato di Venosa? E’
dovuto sia al richiamo che la nostra città sa esercitare, ma anche alla qualità
dei siti che abbiamo”. Non nasconde la soddisfazione, Tommaso Gammone, primo
cittadino di Venosa, che ha commentato i dati del Mibact che attestano un
incremento di visitatori per il Museo Archeologico Nazionale della cittadina
oraziana, nel 2017, nella misura del +38%.
“E’ per noi motivo di grande
orgoglio e soddisfazione apprendere di questo incremento – ha aggiunto Gammone
– e reputo il risultato ascrivibile a quanto sopra dichiarato. Ricordo che a
Venosa abbiamo non ci sono parco e museo archeologico, ma è da poco stato
inaugurato anche il museo episcopale, sebbene non sia ancora del tutto
fruibile, e l’area paleolitica. Tutto questo contribuisce a rendere attrattiva
la città di Venosa sotto il profilo museale, ma anche a differenziarla rispetto
ad altri siti, non voglio dire nazionali, ma, quanto meno del contesto
meridionale, oltre a caratterizzarla rispetto ad altre aree regionali. Con i
numeri che abbiamo in Basilicata, posso dire che Venosa rappresenta certamente
un centro di attrazione turistica e, in particolare, museale”.
Detto questo,
Gammone ha anche annunciato la redazione di un progetto “complesso di
valorizzazione di tutti i nostri siti di interesse turistico, con il quale
intendiamo fare in modo che gli stessi possano essere fruibili per chi viene a
visitare la città. Con tale progetto, peraltro, l’obiettivo è anche quello di
risolvere un problema atavico rappresentato dal coacervo di competenze tra vari
enti che, spesso, hanno determinato la chiusura dei siti. Di sicuro – ha
concluso il sindaco - Venosa rimane un’attrazione turistica importante che fa
del polo museale un efficace strumento di richiamo”.
Piero Miolla

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