Salvatore Chetti, a sinistra, con Boubacar Sambou |
“Il bilancio della nostra stagione? Se consideriamo
che siamo nei dilettanti è senz’altro positivo, anche se avremmo potuto fare di
più”. C’è soddisfazione nelle parole del tecnico del Salandra, compagine che ha
militato nel campionato di Prima categoria centrando una tranquilla salvezza.
Per Chetti, in ogni caso, non bisogna lasciarsi avvolgere in maniera arida dai
numeri.
“Ripeto, noi abbiamo agito in un contesto dilettantistico dove aver
rimesso in piedi un bel gruppo, aver ridato la possibilità di scendere
nuovamente in campo a qualche ragazzo che aveva lasciato e aver proseguito la
lunga vita di una società come il Salandra, che ha una matricola risalente al
1969 e si appresta a compiere i suoi primi 50 anni, è già un successo. Da
questo punto di vista credo che tutti dovremmo essere molto soddisfatti e
infatti lo siamo”.
Fatte queste premesse, però, il tecnico di Ferrandina ha poi
analizzato nello specifico la stagione. “Sul piano del gioco siamo andati molto
bene: abbiamo ricevuto i complimenti da più di qualche avversario, specie da
quelli che si sono contesi il girone, e questo ha fatto piacere. Sul piano dei
risultati, se nel complesso il bilancio è positivo perché, tra l’altro, ci
siamo salvati senza patemi d’animo, a me, però, piace distinguere. Il Salandra
formato casalingo è stato senza ombra di dubbio molto più propositivo e
produttivo. Fuori casa, invece, abbiamo conquistato solo 6 punti:
oggettivamente sono pochi”.
Il motivo di questo rendimento double face è presto
spiegato. “Mancanza di carattere e personalità: la squadra era giovane e
questo, evidentemente, si è fatto sentire”. Chetti rimane a Salandra?
“Onestamente mi son trovato bene e mi piacerebbe rimanere: devo però sentire la
società. In ogni caso io credo che, al di là del mio futuro, sia importante
quello del Salandra e il fatto di aver contribuito a far partire quest’anno un
progetto mi riempie di gioia. Ecco, credo che sarà molto più importante dare
corso a quel progetto, piuttosto che sapere chi lo guiderà dalla panchina”.
Piero Miolla
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