Quasi
180 pensionamenti entro il 2020, con un risparmio di spesa di circa 8 milioni
euro. Peccato che, al numero di chi esce lavorativamente parlando dall’Azienda
Ospedaliera Regionale San Carlo, dovrebbe corrisponderne uno uguale per non
lasciare scoperti posti e ruoli. In tal caso, però, quegli 8 milioni di euro
servirebbero per assumere i sostituti dei novelli pensionati.
E’ una sorta di
cane che si morde la coda quella nella quale potrebbe trovarsi da qui a 2 anni
l’Asp, a causa del blocco del turn over nel settore del personale della sanità.
Ovviamente senza considerare i posti già vacanti adesso, a prescindere dai
pensionamenti. Tra due anni, a conti fatti, l’Asp potrebbe aver bisogno
soprattutto di infermieri, medici e operatori tecnici, senza tralasciare però
gli operatori socio-sanitari e i tecnici di laboratorio.
Insomma, una
situazione di grave carenza di personale (a grandi linee comune a tutta la
sanità lucana) che rischia di incidere sui servizi e, dunque, sulla salute dei
cittadini. Come se ne esce? Per il commissario del San Carlo, Rocco Maglietta,
la via migliore sarebbe quella dell’autonomia. “Solo concedendo autonomia nella
gestione del personale potremmo efficacemente combattere questa problematica.
Che, in realtà, noi non avremo quest’anno ma che si presenterà già nel 2019: il
problema è che bisogna rientrare di circa 13 milioni di euro”.
Un problema
concreto, dunque, che Maglietta ritiene si possa risolvere solo “con una
maggiore autonomia regionale: se io ho le risorse, mi si dia la possibilità di
assumere senza ovviamente andare in deficit. Il paradosso è, invece, che anche
chi ha i conti in ordine nella sanità, come la Regione Basilicata, non può
agire. Che senso ha, quindi, essere attenti ed oculati nella gestione?”, si è
chiesto giustamente Maglietta. Per il quale così facendo “non solo si va verso
l’emergenza numerica del personale, ma anche verso un abbassamento qualitativo
dello stesso”. Cioè, saranno in meno a lavorare ma lo faranno per più tempo.
Con standard qualitativi prevedibilmente più bassi.
Piero Miolla
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