martedì 29 maggio 2018

Sanità, blocco turn over fino al 2020: la situazione al San Carlo.



Quasi 180 pensionamenti entro il 2020, con un risparmio di spesa di circa 8 milioni euro. Peccato che, al numero di chi esce lavorativamente parlando dall’Azienda Ospedaliera Regionale San Carlo, dovrebbe corrisponderne uno uguale per non lasciare scoperti posti e ruoli. In tal caso, però, quegli 8 milioni di euro servirebbero per assumere i sostituti dei novelli pensionati. 
E’ una sorta di cane che si morde la coda quella nella quale potrebbe trovarsi da qui a 2 anni l’Asp, a causa del blocco del turn over nel settore del personale della sanità. Ovviamente senza considerare i posti già vacanti adesso, a prescindere dai pensionamenti. Tra due anni, a conti fatti, l’Asp potrebbe aver bisogno soprattutto di infermieri, medici e operatori tecnici, senza tralasciare però gli operatori socio-sanitari e i tecnici di laboratorio. 
Insomma, una situazione di grave carenza di personale (a grandi linee comune a tutta la sanità lucana) che rischia di incidere sui servizi e, dunque, sulla salute dei cittadini. Come se ne esce? Per il commissario del San Carlo, Rocco Maglietta, la via migliore sarebbe quella dell’autonomia. “Solo concedendo autonomia nella gestione del personale potremmo efficacemente combattere questa problematica. Che, in realtà, noi non avremo quest’anno ma che si presenterà già nel 2019: il problema è che bisogna rientrare di circa 13 milioni di euro”. 
Un problema concreto, dunque, che Maglietta ritiene si possa risolvere solo “con una maggiore autonomia regionale: se io ho le risorse, mi si dia la possibilità di assumere senza ovviamente andare in deficit. Il paradosso è, invece, che anche chi ha i conti in ordine nella sanità, come la Regione Basilicata, non può agire. Che senso ha, quindi, essere attenti ed oculati nella gestione?”, si è chiesto giustamente Maglietta. Per il quale così facendo “non solo si va verso l’emergenza numerica del personale, ma anche verso un abbassamento qualitativo dello stesso”. Cioè, saranno in meno a lavorare ma lo faranno per più tempo. Con standard qualitativi prevedibilmente più bassi. 
Piero Miolla

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