Foto Michela Loponte |
Una vittoria fragorosa quella del
Ferrandina contro l’Avigliano. Il 5-0 non lascia spazio a recriminazioni da
parte degli avversari. E il risultato avrebbe potuto avere connotazioni ancora
più importanti a favore degli aragonesi. Lo stadio comunale “Michele Lorusso”
di Bernalda, dove i rossoblù giocheranno la loro stagione agonistica, in attesa
dei lavori di ristrutturazione del campo “Santa Maria” di Ferrandina, continua
a portare bene alla squadra allenata da Emanuele Finamore. Che, a fine partita,
afferma:
“Nonostante il risultato
conseguito, non era e non è stata una partita facile. Semmai siamo stati bravi
noi a renderla tale, visto che dopo appena mezz’ora eravamo avanti di tre reti.
Un cospicuo vantaggio che ha innervosito i nostri avversari. Per cui, nella
seconda frazione di gioco, siamo riusciti ad amministrare la partita, pilotandola
verso la cinquina finale”. Tira il freno a mano, dunque, Finamore, che ricorda:
“Non abbiamo obiettivi a lunga scadenza. La nostra visuale si ferma alla
partita successiva. Quella sarà e dovrà essere la nostra gara più difficile.
Compresa quella che disputeremo domenica prossima contro il Real Metapontino,
team costruito per vincere il campionato”. Considerando l’indisponibilità dello
stadio di Policoro, e attualmente anche di quello di Pisticci, il Real
Metapontino chiederà di giocare nello stadio di Bernalda. Per cui il Ferrandina
sentirà ancora una volta il profumo di casa, nonostante l’impegno in trasferta,
almeno sulla carta.
“Siamo solo all’inizio - riprende
Finamore -. Lavoro con un gruppo imbottito di giovani di belle speranze, che
vogliono fare bene, ma che devono crescere con gradualità. Un lavoro questo che
mi stimola, ma che ci deve anche responsabilizzare”. Quanto all’ambientamento a
Bernalda, l’allenatore dei rossoblù ammette: “Ci sentiamo a casa nostra. Anche
se giocare lontano da Ferrandina comporterà sacrifici per i nostri tifosi.
Ringrazio però tutti gli addetti ai lavori e i bernaldesi che ci offrono il
loro supporto materiale ed emotivo”.
Angelo Morizzi
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