Il ghetto de La Felandina rimarrà
tale. Almeno per il momento. Le istituzioni stanno lavorando per sbloccare in
meglio la situazione. Anche se l’unica miglioria logistica sarebbe, a questo
punto, lo sgombero del campo. A tutt’oggi, però, il messaggio che arriva è
quello di aver deciso di non decidere. Le condizioni igienico-sanitarie, ma
soprattutto di dignità e decoro umano, in quei capannoni dismessi, anzi, mai
entrati in funzione, sono già oltre la decenza.
Lo hanno dimostrato le foto e le
immagini, circolate sui giornali e sul web, all’indomani del sopralluogo
effettuato dal leader regionale leghista Pasquale Pepe, ma anche dal sindaco di
Bernalda Domenico Tataranno e dalle forze dell’ordine. Situazione ampiamente
rendicontata, nei giorni scorsi, anche dalla Gazzetta. Nel frattempo, però,
sono quasi un centinaio i lavoratori extracomunitari alloggiati abusivamente a
La Felandina, senza acqua corrente, né servizi igienici a disposizione. Essendo
quella parte della zona Sin, senza le essenziali infrastrutturazioni.
Il Cea, il Centro di educazione
ambientale attraverso il suo referente territoriale di Bernalda e Metaponto
Geremia Ninno, ha lanciato un appello, nelle scorse settimane, su queste
colonne, per garantire a questa gente un diritto umano essenziale, quello dell’acqua.
Senza la quale diventa perfino difficile parlare di abitabilità di un luogo. E
l’acqua, i “disperati” de La Felandina, cittadini stranieri con regolare
permesso di soggiorno, se la procurano quotidianamente, viaggiando in
bicicletta o a piedi, spesso senza pettorine catarifrangenti, sulla trafficata
e pericolosa ss. 407 Basentana. Con taniche di plastica al seguito, che
riempiono alle fontane di Metaponto Borgo o del Lido. Il primo cittadino di
Bernalda, che già qualche mese fa, sgomberò i campi illegali che si erano
formati a Metaponto, sotto il cavalcavia ferroviario e in alcuni capannoni
dismessi della zona, si appresta a intervenire nuovamente.
“Nei giorni scorsi a La Felandina
- afferma Tataranno – c’è stato il sopralluogo dell’Azienda Sanitaria locale
del Materano. Aspettiamo il referto della visita, che non ci è ancora
pervenuto. Nel frattempo, però, abbiamo convocato il curatore fallimentare che,
attualmente, è il responsabile legale di quell’area, per discutere sul da
farsi. I fatti mi inducono a credere che si andrà verso una nuova ordinanza di
sgombero. Ma andrà organizzata bene, in ogni dettaglio”.
Anche per evitare, aggiungiamo
noi, che si risolva come la precedente: ossia l’arretramento dei lavoratori
africani di qualche centinaio di metri più a monte, dove formare un altro
accampamento e apportare nuovo degrado a un territorio già abbondantemente
devastato.
Angelo Morizzi
Nessun commento:
Posta un commento