Nel 2026, se dovesse proseguire
l’attuale trend negativo in fatto di nascite, in Basilicata si stima che non
saranno più di 3.000 i nuovi nati.
Nelle “Rilevazioni sulle scuole – Dati
generali per l’anno scolastico 2016-17”, a cura di Pasquale Francesco Costante,
infatti, tra i tanti dati principalmente relativi alla popolazione scolastica,
c’è anche il prospetto della curva delle nascite, che, se dovesse proseguire
nella sua inesorabile discesa, potrebbe portare al citato minimo storico di
nuovi lucani. Già oggi, i dati sono quelli fino al 31 dicembre 2017, la notizia
certamente non rallegrante è che il tasso di natalità, cioè il rapporto tra il
numero dei nati vivi dell’anno e l’ammontare medio della popolazione residente,
moltiplicato per 1.000, è sceso al 7,7 per cento. Se pensiamo che nel 2002 era
del 9,4, si può comprendere bene di quale grave situazione stiamo parlando. Anche
perché il valore citato è al di sotto della media nazionale, che è di 8 nati
per 1.000, già di per sé molto bassa rispetto ad altre nazioni europee.
Tutto
ciò evidenzia, ancora una volta, la grave situazione di decremento di natalità
che la Basilicata sta attraversando ormai da anni: basti pensare che, se nel
1992 erano nati nella nostra regione 7.327 bambini (4.842 in provincia di Potenza
e 2.485 in quella di Matera), nel 2017 sono stati “solo” 4.007 (2.585 nel
Potentino e 1.422 nel Materano). L’annus horribilis, sia per la provincia di
Matera che per quella di Potenza, è stato il 2001, quando il calo si è
attestato sui -1.223 bambini rispetto all’anno precedente. Poi, per fortuna, il
trend è risalito ma sempre e comunque nell’alveo di una costante, inesorabile
diminuzione.
Il calo delle nascite, ovviamente, si riflette non solo sul totale
della popolazione lucana, che continua a scendere (al 1° gennaio del 2018 in
regione erano residenti 567.118: a fine 2001, invece, erano 597.468), ma anche
su quella scolastica. Nelle scuole lucane, infatti, nel periodo compreso tra
l’anno scolastico 2006-07 e il 2017-18, si sono iscritti 15.129 alunni in meno
(sono passati da 94.731 a 79.602), che hanno determinato il venir meno di 1.774
posti di lavoro (174 nella scuola dell’infanzia, 738 nella primaria, 448 nella
secondaria di primo grado e 414 in quella si seconda grado) e di numerose
sezioni.
Una flessione che si è attestata sulle -1.807 unità nella scuola
dell’infanzia, con annessa diminuzione delle sezioni (-79); -5.407 nella
primaria (-367 classi e 738 posti scomparsi; -2.764 nella secondaria di primo
grado (161 classi in meno e 448 posti di lavoro andati in fumo); -5151 alunni
nella secondaria di secondo grado (-173 classi, -414 posti). Continuando così,
nel giro di 10 anni, la popolazione scolastica di Basilicata rischia di
scendere a circa 68mila unità.
Sono dati oggettivamente cruenti, che, se
possibile, diventano ancora più chiaro se si fa riferimento ad alcuni comuni: a
Carbone, ad esempio, si è passati dagli 850 residenti del 2001 ai 608 del 31
dicembre scorso, con un decremento di alunni del -91,38%. A Teana, invece, si è
passati da 751 a 585, con un -84,38 di diminuzione della popolazione
scolastica. Il problema, ovviamente, c’è anche nei centri più grandi: a
Pisticci, ad esempio, si è passati dai 17.806 residenti del 2001 ai 17.602 di
fine 2017, con un decremento di popolazione scolastica che, sempre nel 2017, ha
raggiunto il -15,31%.
Il “de profundis” in termini di diminuzione del numero di
alunni (come detto una diretta conseguenza del calo delle nascite) si è
registrato a Calvera, Castelluccio Superiore, Cirigliano, Fardella, San Paolo
Albanese e Trivigno, dove è venuto meno il 100% degli alunni.
Piero Miolla
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