Tra gli otto e i diecimila beneficiari. E’ l’ipotetica
platea di lucani che potrebbe giovarsi del reddito di cittadinanza, la misura
di contrasto alla povertà che il Governo guidato da Luigi Conte starebbe per
varare, per farla partire da marzo 2019. La stima non è ufficiale ed è di
Antonio Fiore, amministratore dell’Agenzia Lab (Lavoro e Apprendimento
Basilicata), la struttura che sovrintende in Centri per l’Impiego, dai quali
bisognerà passare per chiedere il reddito di cittadinanza. Fiore, però, ha
precisato:
“Stiamo parlando di una semplice ipotesi empirica, per il semplice
motivo che, allo stato, il Governo non ha indicato alcun elemento relativo ai
presupposti per poter fruire della misura. Molto, evidentemente, dipenderà dal
reddito Isee entro il quale si potrà aver diritto al reddito di cittadinanza.
Reddito che, ora come ora, non è stato ancora deciso”. Come si arriva, tuttavia,
a questa previsione, sebbene empirica? Sicuramente partendo da un dato certo:
il numero di persone che ha fatto richiesta per ottenere il reddito minimo
d’inserimento, la misura di contrasto alla povertà che la Regione Basilicata,
prima in Italia, ha fatto partire ad inizio anno. Numero che si è attestato
sulle dodicimila unità (circa quattromila, invece, coloro che sono stati riconosciuti
aventi diritto e sono, dunque, divenuti beneficiari veri e propri). Se gli
estremi sono questi (dodicimila e quattromila, appunto), sempre tenendo conto
che si ragiona su mere ipotesi, la platea di coloro che potrebbero ricevere il
reddito di cittadinanza potrebbe attestarsi sul numero indicato, cioè tra gli
otto e i diecimila.
“E’ chiaro che se il limite reddituale viene esteso
rispetto a quello da noi fissato per il reddito minimo di inserimento – ha
aggiunto Fiore – la platea crescerà. Qualora, invece, il reddito dovesse essere
più basso, va da sé che diminuirà. Quello che conta, però, è che al momento non
abbiamo altri elementi di riferimento. Possiamo solo prendere atto con
soddisfazione che nei vari tavoli romani che si stanno susseguendo è stato
fatto spesso riferimento alla struttura e alle caratteristiche del nostro
reddito minimo. E’ evidente che qualora dovesse farsi riferimento alla misura
da noi creata, questo ci riempirebbe di soddisfazione”. Dato per scontato che
il reddito di cittadinanza si farà e che, in teoria, potrebbe interessare la
platea ipotizzata, nasce spontanea una domanda: chi oggi percepisce il reddito
minimo di inserimento oppure il rei (Reddito d’inclusione) nazionale, potrà
anche beneficiare di quello di cittadinanza. Ci sarà, in buona sostanza,
l’effetto cumulo?
“Assolutamente no – ha chiarito Fiore – perché, altrimenti,
potrebbero esserci persone che, senza un lavoro, si porterebbero a casa una
bella somma mensile. E’ chiaro che non si potrà cumulare le tre misure e,
ritengo, si dovrà scegliere. Ma anche su questo c’è al momento qualche
incertezza. Penso che nel momento in cui un cittadino decida di candidarsi a
percepire il reddito di cittadinanza dovrà rinunciare all’altra misura
eventualmente goduta”. Qui, evidentemente, si insinua un’altra domanda: se così
dovesse essere, la Regione Basilicata cancellerà il
reddito minimo?
“Potrebbe essere una soluzione, ma purtroppo stiamo ragionando
su ipotesi e non su fatti. E’ chiaro che con l’arrivo del reddito di
cittadinanza potrebbe anche essere necessario far cessare il reddito minimo.
Però è presto adesso per dirlo: tra qualche settimana sono certo che avremo ben
altro sui cui ragionare e, a quel punto, avremo sicuramente le risposte alle
sue domande”. Che, in realtà, sono le domande che si fanno un po’ tutti.
Accanto a quella, forse, principale: il reddito di cittadinanza può essere un
valido deterrente alla povertà di talune fasce di lucani (e di italiani),
oppure condanna quelle fasce definitivamente ad accontentarsi delle briciole?
Piero Miolla
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