Una marcia per non marcire,
snobbata dai pisticcesi. E’ stata un po’ questa la chiave di lettura della
“Marcia per la Vita”, la manifestazione pacifica e apartitica organizzata dal
vicario della parrocchia di Cristo Re, a Pisticci, don Giuseppe Ditolve che si è svolta sabato a Pisticci scalo, presenti
padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, ispiratore e fondatore di diversi
movimenti italiani tesi a creare condizioni di pace e di giustizia solidale e
Giuseppe Antoci, ideatore del protocollo antimafia, ex presidente del Parco dei
Nebrodi in Sicilia, sotto scorta perché minacciato dalla Mafia. Paolo
Borrometi, giornalista siciliano, fondatore e direttore della testata
giornalistica laspia.it, anche lui da anni sotto scorta per aver subito minacce
fisiche e verbali dopo numerose inchieste su Cosa Nostra, non è invece riuscito
ad arrivare per un problema logistico durante il percorso da Roma a al centro
basentano.
La manifestazione è stata organizzata non a caso nel territorio di
Pisticci, “capitale” del Sin (Sito d’interesse nazionale) della Valle del
Basento e simbolo di una terra martoriata, sfruttata e costantemente presa in
giro dai predoni dell’ambiente e dai loro sodali della politica. La marcia,
però, ha scontato due assenze di un certo rilievo. La prima è quella
dell’Amministrazione comunale locale, che non ha partecipato e non ha ritenuto
di inviare neanche un suo rappresentante o un messaggio di condivisione,
peraltro imitata dalle opposizioni che, ad eccezione del consigliere di
minoranza Francesco Plati, non si sono viste.
L’altra, non meno grave, è quella
ormai divenuta cronica della gente del luogo, i pisticcesi. Sia chiaro: alla
marcia hanno partecipato tante persone che risiedono a Pisticci scalo (il parco
nel quale la marcia si è conclusa per ospitare gli interventi è stato tirato a
lucido proprio dalle mamme dell’ex quartiere Snam), ma, di sicuro, le persone
residenti a Pisticci paese o a Marconia hanno in larga parte disertato. Perché?
Come mai? In attesa di una risposta, si può concludere che questa è la conferma
dello stato comatoso in cui vive una comunità che, se solo volesse, potrebbe
spiccare il volo nel contesto regionale, ma che invece da decenni si
autoflagella, distinguendosi sempre e comunque in divisioni, lotte per il
proprio orticello e miopia assoluta.
Fortunatamente, la marcia è stata
arricchita dalla presenza di molte persone venute non solo dai centri vicini,
ma anche da paesi del potentino o, addirittura, dalla provincia di Bari o dal
Salento. Al di là della provenienza e della carta d’identità dei partecipanti, che
poco importa ai fini della lotta per un ambiente più pulito e una terra meno
martoriata dai veleni, la marcia può dire di aver raggiunto il suo obiettivo,
se non altro per il messaggio che ha lanciato: quello della necessità di
condividere un percorso dal basso che faccia sentire forte la voce del popolo
lucano, senza protagonismi ed eccessi, come, pure, spesso è accaduto.
La
presenza dei bambini delle scuole pisticcesi ha indubbiamente conferito alla
manifestazione un richiamo ancor più vero e genuino. Sono i bambini, infatti,
il primo pensiero che ogni persona dovrebbe avere quando decide di girarsi
dall’altra parte o di accettare il “piatto di pastasciutta” (perché di questo
parliamo) da chi non ha altro scopo che fare business ai danni di un terra splendida
che qualcuno ha deciso di distruggere.
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