lunedì 1 ottobre 2018

Marcia della Vita snobbata da istituzioni e cittadini pisticcesi



Una marcia per non marcire, snobbata dai pisticcesi. E’ stata un po’ questa la chiave di lettura della “Marcia per la Vita”, la manifestazione pacifica e apartitica organizzata dal vicario della parrocchia di Cristo Re, a Pisticci, don Giuseppe Ditolve che si è svolta sabato a Pisticci scalo, presenti padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, ispiratore e fondatore di diversi movimenti italiani tesi a creare condizioni di pace e di giustizia solidale e Giuseppe Antoci, ideatore del protocollo antimafia, ex presidente del Parco dei Nebrodi in Sicilia, sotto scorta perché minacciato dalla Mafia. Paolo Borrometi, giornalista siciliano, fondatore e direttore della testata giornalistica laspia.it, anche lui da anni sotto scorta per aver subito minacce fisiche e verbali dopo numerose inchieste su Cosa Nostra, non è invece riuscito ad arrivare per un problema logistico durante il percorso da Roma a al centro basentano. 
La manifestazione è stata organizzata non a caso nel territorio di Pisticci, “capitale” del Sin (Sito d’interesse nazionale) della Valle del Basento e simbolo di una terra martoriata, sfruttata e costantemente presa in giro dai predoni dell’ambiente e dai loro sodali della politica. La marcia, però, ha scontato due assenze di un certo rilievo. La prima è quella dell’Amministrazione comunale locale, che non ha partecipato e non ha ritenuto di inviare neanche un suo rappresentante o un messaggio di condivisione, peraltro imitata dalle opposizioni che, ad eccezione del consigliere di minoranza Francesco Plati, non si sono viste. 
L’altra, non meno grave, è quella ormai divenuta cronica della gente del luogo, i pisticcesi. Sia chiaro: alla marcia hanno partecipato tante persone che risiedono a Pisticci scalo (il parco nel quale la marcia si è conclusa per ospitare gli interventi è stato tirato a lucido proprio dalle mamme dell’ex quartiere Snam), ma, di sicuro, le persone residenti a Pisticci paese o a Marconia hanno in larga parte disertato. Perché? Come mai? In attesa di una risposta, si può concludere che questa è la conferma dello stato comatoso in cui vive una comunità che, se solo volesse, potrebbe spiccare il volo nel contesto regionale, ma che invece da decenni si autoflagella, distinguendosi sempre e comunque in divisioni, lotte per il proprio orticello e miopia assoluta. 
Fortunatamente, la marcia è stata arricchita dalla presenza di molte persone venute non solo dai centri vicini, ma anche da paesi del potentino o, addirittura, dalla provincia di Bari o dal Salento. Al di là della provenienza e della carta d’identità dei partecipanti, che poco importa ai fini della lotta per un ambiente più pulito e una terra meno martoriata dai veleni, la marcia può dire di aver raggiunto il suo obiettivo, se non altro per il messaggio che ha lanciato: quello della necessità di condividere un percorso dal basso che faccia sentire forte la voce del popolo lucano, senza protagonismi ed eccessi, come, pure, spesso è accaduto. 
La presenza dei bambini delle scuole pisticcesi ha indubbiamente conferito alla manifestazione un richiamo ancor più vero e genuino. Sono i bambini, infatti, il primo pensiero che ogni persona dovrebbe avere quando decide di girarsi dall’altra parte o di accettare il “piatto di pastasciutta” (perché di questo parliamo) da chi non ha altro scopo che fare business ai danni di un terra splendida che qualcuno ha deciso di distruggere. 

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