venerdì 30 novembre 2018

Inquinamento Valbasento: ancora notizie poco tranquillizzanti, soprattutto in una zona


Foto generica Valbasento

Manganese, cloruro di vinile, triclorometano e, in generale, un vero e proprio cocktail di veleni, molti dei quali sono risultati superiori ai limiti di legge e, dunque, concretano un superamento delle cosiddette Csc (concentrazioni soglie di contaminazione). 
Sono alcune delle sostanze tuttora presenti nella falda acquifera del Sin (Sito d’interesse nazionale) della Valbasento, segnatamente nella zona cosiddetta “diaframmata” dell’area industriale di Ferrandina, stando ai risultati delle analisi effettuate nel primo semestre del 2018 dalla Syndial, la società ambientale del gruppo Eni che opera nel campo del risanamento ambientale di siti petrolchimici e minerari dismessi, contaminati da precedenti attività produttive e, che, appunto gestisce l’area “diaframmata” di Ferrandina. Il documento che attesta i superamenti delle Csc è stato veicolato dal segretario dei radicali lucani, Maurizio Bolognetti, che circa un mese fa era stato da queste parti per effettuare un sopralluogo, nel corso del quale fu anche oggetto di presunte minacce. Oggi, a distanza di poco tempo da quell’episodio, Bolognetti è nuovamente tornato sull’argomento dando atto non solo di questo importante documento, che attesta una situazione non certo tranquillizzante sia per ciò che concerne alcuni piezometri interni all’area, che di altri posti all’esterno, ma anche fornendoci lo stralcio di una relazione dell’Ispra sul Sin Valbasento. 
Dallo stralcio si evince, nel paragrafo 5, denominato Conclusioni e indagini nell’area diaframmata, che “l’assetto idrogeologico dell’area ex Liquichimica nel suo complesso, all’intero della si trova l’area diaframmata, è abbastanza chiaro e supportato da un significativo numero di indagini, dirette e indirette, così i dati disponibili sulla contaminazione delle acque sotterranee consentono di disporre di un quadro sufficientemente esaustivo, seppur meritevole di approfondimenti. Al contrario, l’area ex Liquichimica comprende aree non ancora caratterizzate o con una caratterizzazione parziale. Nel dettaglio, devono ancora essere caratterizzare l’area dello stabilimento ex Liquichimica, l’area triangolare e le aree Soldo e Someco, mentre l’area Mythe presenta un quadro delle contaminazioni lacunoso. Ciò, unitamente alla valutazione dei dati disponibili sulla contaminazione della falda, non consente di escludere, anzi fa supporre, l’attuale presenza di sorgenti di contaminazione principali e secondarie”. 
Insomma, la situazione è pesante ed urge la bonifica, ma c’è ancora da caratterizzare molto. Cosa si aspetta?
Piero Miolla

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