Foto generica Valbasento |
Manganese, cloruro di vinile,
triclorometano e, in generale, un vero e proprio cocktail di veleni, molti dei
quali sono risultati superiori ai limiti di legge e, dunque, concretano un
superamento delle cosiddette Csc (concentrazioni soglie di contaminazione).
Sono alcune delle sostanze tuttora presenti nella falda acquifera del Sin (Sito
d’interesse nazionale) della Valbasento, segnatamente nella zona cosiddetta
“diaframmata” dell’area industriale di Ferrandina, stando ai risultati delle
analisi effettuate nel primo semestre del 2018 dalla Syndial, la società
ambientale del gruppo Eni che opera nel campo del risanamento ambientale di
siti petrolchimici e minerari dismessi, contaminati da precedenti attività
produttive e, che, appunto gestisce l’area “diaframmata” di Ferrandina. Il
documento che attesta i superamenti delle Csc è stato veicolato dal segretario
dei radicali lucani, Maurizio Bolognetti, che circa un mese fa era stato da
queste parti per effettuare un sopralluogo, nel corso del quale fu anche oggetto
di presunte minacce. Oggi, a distanza di poco tempo da quell’episodio,
Bolognetti è nuovamente tornato sull’argomento dando atto non solo di questo
importante documento, che attesta una situazione non certo tranquillizzante sia
per ciò che concerne alcuni piezometri interni all’area, che di altri posti
all’esterno, ma anche fornendoci lo stralcio di una relazione dell’Ispra sul
Sin Valbasento.
Dallo stralcio si evince, nel paragrafo 5, denominato
Conclusioni e indagini nell’area diaframmata, che “l’assetto idrogeologico
dell’area ex Liquichimica nel suo complesso, all’intero della si trova l’area
diaframmata, è abbastanza chiaro e supportato da un significativo numero di
indagini, dirette e indirette, così i dati disponibili sulla contaminazione
delle acque sotterranee consentono di disporre di un quadro sufficientemente
esaustivo, seppur meritevole di approfondimenti. Al contrario, l’area ex
Liquichimica comprende aree non ancora caratterizzate o con una
caratterizzazione parziale. Nel dettaglio, devono ancora essere caratterizzare
l’area dello stabilimento ex Liquichimica, l’area triangolare e le aree Soldo e
Someco, mentre l’area Mythe presenta un quadro delle contaminazioni lacunoso. Ciò,
unitamente alla valutazione dei dati disponibili sulla contaminazione della
falda, non consente di escludere, anzi fa supporre, l’attuale presenza di
sorgenti di contaminazione principali e secondarie”.
Insomma, la situazione è
pesante ed urge la bonifica, ma c’è ancora da caratterizzare molto. Cosa si
aspetta?
Piero Miolla
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