martedì 4 dicembre 2018

Aumenta la disoccupazione giovanile: il girdo di allarme di un giovane lucano



E’ di questi giorni il dato Istat secondo cui la disoccupazione giovanile è nuovamente aumentata: un giovane su tre non lavora. Questi dati, ovviamente, sono frutto di anni di cattiva politica, ma una situazione è evidente: tema principale del dibattito politico ultimamente sono le pensioni, un paese che è il più vecchio d’Europa pensa alle pensioni. Quota 100, superamento riforma Fornero, riscatto degli anni di laurea e tanto altro. Tutti temi interessanti forse per la maggior parte dei cittadini italiani e forse anche appetibili per chi deve costruire consenso elettorale. Ma ai giovani, che alla soglia dei 30 anni non hanno versato alcun contributo, ai giovani che hanno nel precariato la loro esistenza, a chi si vede costretto ad emigrare, delle pensioni non interessa forse perché alla pensione non arriverà mai.
Non è un pensiero egoistico o di guerra generazionale, ma la dura realtà. Forse una nazione che si regge sulle pensioni dei nonni, una nazione che vede come fattore principale di realizzazione nell’ambito professionale quello di provenire da una famiglia benestante, una nazione con queste fondamenta è chiaro che non mira a creare giovani indipendenti ma bada a salvaguardare il “modus vivendi” attuale, non considerandone tutte le cattive conseguenze. Nei primi sei mesi di governo, tanti sono stati i proclami ma nessun intervento a favore della crescita economica, a favore del lavoro giovanile. Siamo passati dai vecchi governi che hanno condannato le giovani generazioni al precariato avendo il coraggio di chiamare “bamboccioni” chi rimane a casa con i genitori, all’attuale situazione che si muove sempre veno verso le esigenze di chi vuole vivere restare in Italia.
Dal “Decreto Dignità” fino al decreto sicurezza, ci sono stati fino ad ora solo “cambiamenti” su temi elettoralmente forti.  Non a caso, accanto ai dati sull’occupazione, un altro dato inquietante è emerso dall’immagine dell’Italia mostrata dall’Istat: l’ennesima diminuzione delle nascite e, stavolta, non solo riguardo alle coppie italiane, ma anche ai cittadini stranieri con buona pace di chi ha costruito il proprio consenso sulla supremazia del “prima gli italiani”. Ma consoliamoci: una recente ricerca ha fatto emergere che si è veramente anziani solo a 75 anni e che i 65enni di oggi hanno le stesse capacità dei 45enni di 30 anni fa.
William Grieco

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