Aria di rivoluzione in casa
Rasulo Edlizia Bernalda. Hanno lasciato la squadra, rescindendo consensualmente
il contratto, due nomi importanti della rosa jonica. Si tratta dello storico
portiere Vittorio De Brasi, che per quattro stagioni consecutive ha difeso la
porta rossoblù, conquistando due promozioni e la finale nazionale di Coppa
Italia, e l’universale argentino Gaston Bueno, arrivato a rafforzare il team
nella passata stagione. Entrambi, con due post su Facebook, hanno salutato i
propri tifosi, ancora prima che la società ufficializzasse la loro partenza.
Prima di De Brasi e Bueno avevano lasciato la squadra Cesare Rispoli, ora in
forza all’Orsa Borussia e Vanderlei Bonfin, a causa di una lunga squalifica. Il
nuovo arrivato Alex Starpazzon, inoltre, ha terminato, prima ancora di
iniziare, il suo rapporto con la Rasulo Edilizia, penalizzato da un brutto
infortunio al ginocchio. Ma non finisce qui.
Il presidente Alfredo Plati,
molto duro con i suoi, al termine del match perso in malo modo contro il
Rossano, annuncia copiose novità, tra partenze e arrivi, dalla prossima
settimana, quando si riaprirà la finestra di mercato. “Tutte le cose -
sottolinea Plati - hanno un inizio ed una fine. Al di là dei legami affettivi
con De Brasi e Bueno che, comunque, continueranno a persistere. Va detto, però,
che quando i nostri calcettisti lasciano Bernalda, lo fanno perché hanno magari
già trovato altre soluzioni di lavoro. Per quanto mi riguarda li saluto con
riconoscenza e anticipo che tra qualche giorno annunceremo nuovi movimenti in
entrata, ma anche in uscita”.
Bueno, dal canto suo scrive sul
suo profilo Facebook: “Purtroppo non è andata come volevo. Ho ponderato la mia
scelta, che reputo, comunque, una sconfitta, in base alle tante cose che mi
sono successe in questo inizio di stagione. Spero non sia un addio definitivo,
ma un arrivederci. Ho trovato un ambiente caldo e accogliente e una società
meravigliosa”. De Brasi, invece, osserva: “Lascio una vera famiglia. A Bernalda
continuerò a vivere anche se giocherò altrove”.
Angelo Morizzi
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