I servizi possono essere la
panacea contro il male dello spopolamento e della povertà, specie per i centri
montani. In estrema sintesi è questo il parere del presidente dell’Anci di
Basilicata, Salvatore Adduce, sul tema dello svantaggio che vivono coloro che
risiedono nei centri più piccoli e montani in Basilicata. Per Adduce “il tema
dello spopolamento è tutt’uno con quello dei servizi. Abbiamo sostenuto nei
confronti della Regione Basilicata che persino il piano dei trasporti non può
essere uno strumento per così freddo, cioè che si adegua esclusivamente a
questioni di carattere tecnico. A nostro giudizio, infatti, quello è uno
strumento di carattere sociale, perché il problema della mobilità interna è uno
degli elementi critici che, insieme ad altri, contribuisce a spingere i
cittadini a trasferirsi nei centri più popolosi. E questo è un altro tema:
dalla nostra rilevazione, infatti, continua ad emergere come ci sia una
continua concentrazione di persone verso i grandi agglomerati e le grandi aree
urbane, anche se nel caso della Basilicata quelle che dovrebbero essere le
grandi aree urbane, cioè Matera e Potenza, in realtà sono città di
piccola-media taglia. Nonostante questo, notiamo come in regione, soprattutto
in centri come Matera, Policoro e Melfi, ci sia una certo, ancorché lieve,
incremento di popolazione, dovuto sostanzialmente alla migrazione interna. E’
evidente che bisogna trovare strumenti di contrasto alla diminuzione della
popolazione”.
Quali, ad esempio? “Bisogna rimettere in moto i servizi: questo è
assolutamente prioritario perché lo spopolamento provoca all’interno dei comuni
una riduzione delle forze economiche che, a cascata, determina un ulteriore
elemento di aggravio dato dal venire meno dei servizi. Insomma – ha ragionato
Adduce – si tratta del classico cane che si morde la coda: meno servizi, meno
persone, meno appeal a rimanere nella propria cittadina. Tutto questo determina
un circolo vizioso per cui, alla fine, non si riscontrano più motivi per far sì
che una persona, una famiglia, debba continuare a vivere in un centro con 700
abitanti. Le legge sui piccoli comuni affronta questi problemi e, in qualche
modo, indica la strada: siamo finalmente riusciti dopo vari lustri ad avere uno
strumento che può dare qualche risultato, ma andrebbe sufficientemente
finanziata. Peraltro, ancora mancano i decreti attuativi: come al solito in
queste vicende dalla legge di principio agli aspetti operativi passa sempre
troppo tempo. Come Anci ci siamo battuti per affrontare tali questioni,
provocando con i vari Governi una discussione purtroppo non approdata a nulla”.
Morale della favola? “La situazione è critica, anche se in Basilicata non
mancano gli elementi di controtendenza, soprattutto grazie ad alcuni sindaci
che hanno capito che bisogna rimettersi in gioco. Si tratta di misure
sicuramente necessarie, ma non sufficienti. E qui torno alla legge sui piccoli
comuni: altre misure inserite in questa legge, infatti, non si riesce ancora a
metterle in moto, mentre andrebbe fatto. E’ anche una questione di volontà
politica”, ha concluso Adduce.
Piero Miolla
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