mercoledì 12 dicembre 2018

Tra spopolamento e mancanza di servizi, l'agonia dei paesini lucani



I servizi possono essere la panacea contro il male dello spopolamento e della povertà, specie per i centri montani. In estrema sintesi è questo il parere del presidente dell’Anci di Basilicata, Salvatore Adduce, sul tema dello svantaggio che vivono coloro che risiedono nei centri più piccoli e montani in Basilicata. Per Adduce “il tema dello spopolamento è tutt’uno con quello dei servizi. Abbiamo sostenuto nei confronti della Regione Basilicata che persino il piano dei trasporti non può essere uno strumento per così freddo, cioè che si adegua esclusivamente a questioni di carattere tecnico. A nostro giudizio, infatti, quello è uno strumento di carattere sociale, perché il problema della mobilità interna è uno degli elementi critici che, insieme ad altri, contribuisce a spingere i cittadini a trasferirsi nei centri più popolosi. E questo è un altro tema: dalla nostra rilevazione, infatti, continua ad emergere come ci sia una continua concentrazione di persone verso i grandi agglomerati e le grandi aree urbane, anche se nel caso della Basilicata quelle che dovrebbero essere le grandi aree urbane, cioè Matera e Potenza, in realtà sono città di piccola-media taglia. Nonostante questo, notiamo come in regione, soprattutto in centri come Matera, Policoro e Melfi, ci sia una certo, ancorché lieve, incremento di popolazione, dovuto sostanzialmente alla migrazione interna. E’ evidente che bisogna trovare strumenti di contrasto alla diminuzione della popolazione”. 
Quali, ad esempio? “Bisogna rimettere in moto i servizi: questo è assolutamente prioritario perché lo spopolamento provoca all’interno dei comuni una riduzione delle forze economiche che, a cascata, determina un ulteriore elemento di aggravio dato dal venire meno dei servizi. Insomma – ha ragionato Adduce – si tratta del classico cane che si morde la coda: meno servizi, meno persone, meno appeal a rimanere nella propria cittadina. Tutto questo determina un circolo vizioso per cui, alla fine, non si riscontrano più motivi per far sì che una persona, una famiglia, debba continuare a vivere in un centro con 700 abitanti. Le legge sui piccoli comuni affronta questi problemi e, in qualche modo, indica la strada: siamo finalmente riusciti dopo vari lustri ad avere uno strumento che può dare qualche risultato, ma andrebbe sufficientemente finanziata. Peraltro, ancora mancano i decreti attuativi: come al solito in queste vicende dalla legge di principio agli aspetti operativi passa sempre troppo tempo. Come Anci ci siamo battuti per affrontare tali questioni, provocando con i vari Governi una discussione purtroppo non approdata a nulla”. 
Morale della favola? “La situazione è critica, anche se in Basilicata non mancano gli elementi di controtendenza, soprattutto grazie ad alcuni sindaci che hanno capito che bisogna rimettersi in gioco. Si tratta di misure sicuramente necessarie, ma non sufficienti. E qui torno alla legge sui piccoli comuni: altre misure inserite in questa legge, infatti, non si riesce ancora a metterle in moto, mentre andrebbe fatto. E’ anche una questione di volontà politica”, ha concluso Adduce.
Piero Miolla

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