A partire dal 1° maggio la
Regione Basilicata dovrebbe passare alla cosiddetta gestione straordinaria.
Che, tradotto in soldoni, vuol dire che via Anzio sarà in grado solo di pagare
bollette e stipendi. Stop, dunque, ad investimenti, progetti e tutto ciò che
serve a un ente per porre in essere una seria e dettagliata programmazione.
Tutto questo ha sollevato polemiche, come è giusto e normale che sia, con le
opposizioni (ma non solo: anche nel Pd c’è chi, come Piero Lacorazza è molto
critico nei confronti della maggioranza) all’attacco.
Partiamo dai dati di
fatto: la Regione
avrebbe dovuto approvare entro domani il bilancio di previsione, ma, a quanto
pare, non lo farà. Tutto questo vuol dire che l’approvazione è rinviata di un
mese: scatta, quindi, l’esercizio straordinario. Entro il 4 maggio, poi, via
Anzio dovrebbe provvedere a pareggiare il bilancio del 2016, tenuto conto che
la Corte dei Conti, nel controllarlo, ha fatto osservazioni contenute in ben
450 pagine. Già adesso la regione agisce per dodicesimi, cioè con una ridotta
capacità finanziaria. Dunque, è evidente che il massimo ente regionale può
programmare ben poco, con tutto quello che ne deriva per i lucani.
Il caso è
stato di recente sollevato da un cittadino, Donato Ramunno, appartenente a Fratelli
d’Italia, il quale ha dichiarato: “Siamo ad un passo dal fallimento. E se prima la catastrofe
era solo, si fa per dire, demografica economica, sociale e culturale, oggi ci
troviamo difronte anche al fallimento amministrativo. Infatti, la Regione entro
il 30 aprile avrebbe dovuto approvare il bilancio di previsione e non lo farà
se non, si spera, a fine maggio. Significa che, passando alla cosiddetta
gestione provvisoria, la Regione Basilicata potrà pagare solo bollette e
stipendi. Con tutto ciò che ne consegue e cioè un totale immobilismo, in quanto
province, comuni ed enti strumentali, non percepiranno più un solo euro da
parte della Regione. Siamo all’assurdo.
Inoltre – ha aggiunto Ramunno - entro l’inizio dello stesso
mese dovrebbe esserci la parifica del bilancio 2016 da parte della Corte dei
Conti, la quale ha trasmesso oltre 450 pagine di osservazioni. Tutto questo,
come al solito, sempre nel totale silenzio e nella totale mancanza di
individuazione di responsabili e responsabilità. Siamo amministrati da
fantasmi: da una parte la politica, tutta concentrata in lotte intestine al
centrosinistra che governa la Regione e impegnata nella corsa all’occupazione
dell’ultima postazione buona per cercare di salvare ancora una volta la
poltrona. Dall’altra una classe dirigente totalmente inadeguata per incapacità,
inefficacia e inefficienza. Un degrado totale ed inequivocabile.
In mezzo i
soliti fessi: i lucani. Inermi ad assistere agli atti conclusivi di questo
squallido teatro di consiliatura regionale”. Detto questo, Ramunno ha poi
tratto le sue personali conseguenze: “Spero che a novembre il popolo lucano si
ricordi di tutto questo. Abbia memoria nella cabina elettorale e la dignità, la
coscienza civile e morale, di mandare a casa gli artefici del più grande
fallimento italiano. Di mandare a casa quelli che hanno saputo trasformare un
potenziale paradiso in un inferno. Un sogno in un incubo. La speranza, in un
continuo avvilimento”.
Piero Miolla
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