domenica 27 maggio 2018

Sanità lucana: fino al 2020 blocco del turnover. E adesso?



A cosa serve avere i conti in regola se poi, dall’alto, ti impongono il blocco del turn over mettendo a rischio i servizi sanitari per i cittadini? La domanda andrebbe rivolta direttamente al legislatore, che, come un algoritmo, sforna norme che a volte non tengono conto delle singole realtà e pretende, ovviamente, che vengano applicate. Siamo nel campo della sanità lucana: è di qualche ora fa l’allarme lanciato dal direttore generale del relativo dipartimento, Donato Pafundi, secondo il quale entro il 2020 andranno in pensione circa duecento tra medici, infermieri e altro personale della sanità in Basilicata, che non potranno essere rimpiazzati. Come mai? In principio fu la legge finanziaria del 2007 a disporre in materia: quantificando il costo del personale sanitario in tutte le regioni del Belpaese, lo parificò a quello del 2004, detratto l’1,4 per cento. Tale limite, però, poteva non essere osservato da quelle regioni che, come la Basilicata, avevano i conti in ordine. Almeno fino all’entrata in vigore della finanziaria del 2015. Nella quale si prevedeva che anche chi era in equilibrio finanziario doveva rispettare il limite imposto nel 2007, ponendo in essere una progressiva riduzione del costo del personale entro il 2020. Tutto bene, dunque? Mica tanto. Nel 2004 (anno al quale va fa fatto riferimento per il limite di spesa) la nostra regione non aveva in carico il servizio 118 e neanche il Crob di Rionero in Vulture, a quell’epoca avviati solo a titolo sperimentale. Morale della favola? E’ chiaro che i costi attuali per il personale sanitario non possono essere paragonati a quelli del 2004: oggi, infatti, ci sono anche queste due strutture a carico di via Anzio. Strutture che, naturalmente, hanno il loro personale. Come si fa, dunque, a riequilibrare il tutto? Semplice: non assumendo nessuno al posto di chi va in pensione. O, comunque, stabilendo un tetto (lo stesso del 2004) oltre il quale non si può andare. E pazienza se, come detto, oggi ci sono strutture in più che fanno lievitare i costi, i quali, per forza di cose non possono essere paragonati a quelli di 14 anni fa. Ecco perché, quindi, il legislatore a volte si comporta come un algoritmo: applica, cioè, a prescindere un dettame senza prevedere che vi possano essere casi particolari. La Basilicata ha i conti in regola nella sanità: potrebbe quindi tranquillamente assumere e sostituire i circa duecento soggetti che, entro il 2020, andranno in pensione. Ma non può farlo sia perché chi fa le leggi non contempla le particolarità, sia in quanto la Regione Basilicata deve comunque rientrare di circa tredici milioni di sforamento del patto di stabilità: proprio questo sforamento, dal quale bisogna assolutamente rientrare, impone che, dal 1° gennaio 2019 e fino a tutto il 2020, il turn over andrà bloccato. Con buona pace di chi si ammala più o meno gravemente e di chi pretende che il diritto alla salute, previsto e tutelato dall’articolo 32 della Costituzione, debba essere garantito senza eccezioni o calcoli astrusi.

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