A
cosa serve avere i conti in regola se poi, dall’alto, ti impongono il blocco
del turn over mettendo a rischio i servizi sanitari per i cittadini? La domanda
andrebbe rivolta direttamente al legislatore, che, come un algoritmo, sforna
norme che a volte non tengono conto delle singole realtà e pretende,
ovviamente, che vengano applicate. Siamo nel campo della sanità lucana: è di
qualche ora fa l’allarme lanciato dal direttore generale del relativo
dipartimento, Donato Pafundi, secondo il quale entro il 2020 andranno in
pensione circa duecento tra medici, infermieri e altro personale della sanità
in Basilicata, che non potranno essere rimpiazzati. Come mai? In principio fu
la legge finanziaria del 2007 a disporre in materia: quantificando il costo del
personale sanitario in tutte le regioni del Belpaese, lo parificò a quello del
2004, detratto l’1,4 per cento. Tale limite, però, poteva non essere osservato
da quelle regioni che, come la Basilicata, avevano i conti in ordine. Almeno
fino all’entrata in vigore della finanziaria del 2015. Nella quale si prevedeva
che anche chi era in equilibrio finanziario doveva rispettare il limite imposto
nel 2007, ponendo in essere una progressiva riduzione del costo del personale
entro il 2020. Tutto bene, dunque? Mica tanto. Nel 2004 (anno al quale va fa
fatto riferimento per il limite di spesa) la nostra regione non aveva in carico
il servizio 118 e neanche il Crob di Rionero in Vulture, a quell’epoca avviati
solo a titolo sperimentale. Morale della favola? E’ chiaro che i costi attuali
per il personale sanitario non possono essere paragonati a quelli del 2004:
oggi, infatti, ci sono anche queste due strutture a carico di via Anzio.
Strutture che, naturalmente, hanno il loro personale. Come si fa, dunque, a
riequilibrare il tutto? Semplice: non assumendo nessuno al posto di chi va in
pensione. O, comunque, stabilendo un tetto (lo stesso del 2004) oltre il quale
non si può andare. E pazienza se, come detto, oggi ci sono strutture in più che
fanno lievitare i costi, i quali, per forza di cose non possono essere
paragonati a quelli di 14 anni fa. Ecco perché, quindi, il legislatore a volte
si comporta come un algoritmo: applica, cioè, a prescindere un dettame senza
prevedere che vi possano essere casi particolari. La Basilicata ha i conti in
regola nella sanità: potrebbe quindi tranquillamente assumere e sostituire i
circa duecento soggetti che, entro il 2020, andranno in pensione. Ma non può
farlo sia perché chi fa le leggi non contempla le particolarità, sia in quanto
la Regione Basilicata deve comunque rientrare di circa tredici milioni di
sforamento del patto di stabilità: proprio questo sforamento, dal quale bisogna
assolutamente rientrare, impone che, dal 1° gennaio 2019 e fino a tutto il
2020, il turn over andrà bloccato. Con buona pace di chi si ammala più o meno
gravemente e di chi pretende che il diritto alla salute, previsto e tutelato
dall’articolo 32 della Costituzione, debba essere garantito senza eccezioni o
calcoli astrusi.
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