Sono
8.067 le imprese lucane interessate a vario titolo al comparto opere pubbliche
per un totale di 25.584 addetti con il numero maggiore nell’attività diretta
delle costruzioni (4.243 imprese per 11.410 dipendenti) seguita dal
manifatturiero (2846 per 10.340 addetti). Sono questi i numeri più rilevanti per
spiegare la presenza oggi a Milano della delegazione di Confartigianato
Basilicata, di artigiani e piccole imprese, manifestare a sostegno dello
sviluppo dell’Italia. Lo slogan scelto #QuellidelSì – ha spiegato Rosa Gentile,
dirigente nazionale e regionale Confartigianato – esprime meglio di ogni altra
cosa la nostra volontà di rilanciare al governo un messaggio a sostegno della
crescita del Paese. Uno sviluppo che passa, inevitabilmente, dalla
realizzazione delle opere infrastrutturali, di cui si è parlato a fondo nel
corso della manifestazione. Sempre in Basilicata sono 33 le grandi opere
incompiute per un valore complessivo di 94 milioni di euro (importo medio 2,8
milioni di euro). Ma non solo. La crescita – aggiunge Gentile - passa anche per
l’alleggerimento di una burocrazia che pesa ancora troppo sulle spalle delle
micro e piccole imprese e per reti e connessioni per il trasferimento dei dati
e della conoscenza. La Basilicata detiene, insieme ad altre regioni, il triste
primato della durata netta dei lavori di opere pubbliche: 5,7 anni complessivi
di cui 3,2 anni solo per la progettazione. E se ciò non bastasse la nostra
regione ha un altro primato fortemente negativo: “il buco del tubo”, vale a
dire rileva la perdita di almeno la metà dell'acqua immessa nelle reti idriche
(56,3%) sempre a causa di programmi e progetti che riguardano i sistemi idrici
bloccati da anni per scarsità di risorse finanziarie. Per non sottovalutare che
in tema di infrastrutture l’alta velocità si è fermata ad Eboli.
“La
manifestazione di oggi è stata – dice la dirigente Confartigianato - una grande
dimostrazione di quanto il mondo della micro e piccola imprenditoria artigiana
sia unito per sostenere la crescita dell’Italia e sia unito nel chiedere,
ancora una volta, che si affermino le condizioni di sviluppo del Paese. Per
questo motivo, oggi, abbiamo lanciato il nostro messaggio, forte e chiaro. Un
messaggio totalmente positivo, esclusivamente a sostegno della crescita
economica dell’Italia. Ma che non può prescindere da un impegno concreto a
supporto delle nostre piccole imprese, dalle quali dipende lo sviluppo e la
competitività in Europa. Un messaggio a cui non si può rimanere indifferenti”.
Un’occasione,
dunque, anche per sollecitare quanto già chiesto ai tavoli ministeriali di
questi giorni: “Quando parliamo di azioni concrete – spiega ancora – ci riferiamo, per esempio, alla riduzione
delle tariffe Inail, alla revisione del Codice degli appalti, con l’affidamento
delle opere alle imprese “a chilometro zero” e l’innalzamento delle soglie per
l’assegnazione diretta. Ma parliamo anche dell’innalzamento della deducibilità
dell’Imu sugli immobili strumentali delle imprese, della sostituzione del
Sistri con un sistema di tracciabilità dei rifiuti realmente efficace. Parliamo
anche della proroga del super ammortamento che ha permesso a molte imprese di
essere più competitive rinnovando i beni strumentali, e il rifinanziamento del
credito d’imposta per la formazione digitale previsto dal Piano Impresa 4.0”.
Siamo
“Quelli del sì” che vogliono mandare avanti l’Italia in Europa e nel mondo,
siamo quelli che, dopo gli immani sforzi per uscire dalla crisi, vogliono
continuare a produrre “valore artigiano” e a rimanere nel gruppo di testa delle
imprese competitive europee. Sì agli investimenti che mancano, soprattutto al
Sud. Ma in particolar modo sì alla manutenzione dell’esistente. Manca la
cultura della manutenzione dei manufatti e delle infrastrutture. Se non si
riacquista la cultura della manutenzione, è inutile costruire ponti e scuole.
Gli uffici pubblici stanno cadendo a pezzi.
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