Fare
presto per creare condizioni di sviluppo in aree oggettivamente svantaggiate
come la Valbasento, in particolare, e la Basilicata in generale. Il parere positivo
sullo schema di decreto del presidente del Consiglio dei ministri, attuativo
della legge numero 123 del 2017, da parte della conferenza unificata
Stato-Regione, ha di fatto avviato la fase finale dell’iter che dovrà portare
alla costituzione di quella legislazione economica differente, grazie alla
quale potrebbero derivare vantaggi localizzativi per attrarre investimenti e
imprese, rappresentata dalla Zes, la Zona Economica Speciale. Che in Basilicata
si coniuga con il porto di Taranto e la vicina Puglia. Il motivo è presto
spiegato: la struttura fondamentale nella costruzione di una Zes, infatti, è il
porto inteso come autorità di sistema portuale. Una struttura che la nostra
regione non possiede e che, proprio per questo, ci costringe a guardare alla
Puglia. Da una struttura portuale, dunque, si deve partire per arrivare ad
ipotizzare l’assegnazione di aree da ricomprendere nelle Zes, non mancando di
ricordare che gli standard europei prevedono un massimo di circa 2.000 ettari
per ogni Zona economica speciale. La quale, sostengono gli esperti, in
Basilicata potrà avere effetti positivi per svariati i settori, dall’agroalimentare
al comparto energetico, passando per quello manifatturiero e dei servizi
avanzati. Originariamente, va ricordato, una delibera della Giunta regionale
lucana aveva per così dire ipotizzato due aree astrattamente idonee alla
costituzione di una Zes nostrana: Galdo di Lauria e Ferrandina, laddove
esistono o sono in fase di realizzazione altrettanti poli logistici. Quella
delibera, in realtà, non aveva fatto altro che anticipare il provvedimento
nazionale, rispetto al quale ha poi dovuto in qualche modo rinunciare a Galdo
di Lauria (visto che le uniche regioni che potranno avere due Zes sono Puglia e
Sicilia) per puntare sulla Valbasento, agganciandola a Taranto. L’area lucana
della Zes dovrebbe toccare i 900-1.000 ettari (rispetto ai 428 originariamente previsti),
mentre la parte pugliese passerebbe dai 3.033 ettari iniziali a circa
4.200-4.400. Su questo, però, la
Regione Puglia ha già chiesto di rivedere i criteri utilizzati per individuare
la dimensione delle superfici. Ora le due Regioni devono definire entro gennaio
2018 i perimetri e le funzioni sia delle aree portuali che di quelle
retro-portuali: solo così, infatti, potranno consentire al Governo nazionale di
candidare a finanziamento europeo la Zes Taranto-Basilicata. Via Anzio, in
particolare, dovrà predisporre il suo piano strategico di sviluppo, inserendo i
punti di forza del sistema produttivo e logistico locale: uno strumento che
andrà poi inoltrato all’esecutivo nazionale e inserito in una cornice normativa
nell’ambito della quale la Zes appulo-lucana verrà regolamentata.
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