giovedì 14 dicembre 2017

Zes: occasione di rilancio o mero spot elettorale?


Fare presto per creare condizioni di sviluppo in aree oggettivamente svantaggiate come la Valbasento, in particolare, e la Basilicata in generale. Il parere positivo sullo schema di decreto del presidente del Consiglio dei ministri, attuativo della legge numero 123 del 2017, da parte della conferenza unificata Stato-Regione, ha di fatto avviato la fase finale dell’iter che dovrà portare alla costituzione di quella legislazione economica differente, grazie alla quale potrebbero derivare vantaggi localizzativi per attrarre investimenti e imprese, rappresentata dalla Zes, la Zona Economica Speciale. Che in Basilicata si coniuga con il porto di Taranto e la vicina Puglia. Il motivo è presto spiegato: la struttura fondamentale nella costruzione di una Zes, infatti, è il porto inteso come autorità di sistema portuale. Una struttura che la nostra regione non possiede e che, proprio per questo, ci costringe a guardare alla Puglia. Da una struttura portuale, dunque, si deve partire per arrivare ad ipotizzare l’assegnazione di aree da ricomprendere nelle Zes, non mancando di ricordare che gli standard europei prevedono un massimo di circa 2.000 ettari per ogni Zona economica speciale. La quale, sostengono gli esperti, in Basilicata potrà avere effetti positivi per svariati i settori, dall’agroalimentare al comparto energetico, passando per quello manifatturiero e dei servizi avanzati. Originariamente, va ricordato, una delibera della Giunta regionale lucana aveva per così dire ipotizzato due aree astrattamente idonee alla costituzione di una Zes nostrana: Galdo di Lauria e Ferrandina, laddove esistono o sono in fase di realizzazione altrettanti poli logistici. Quella delibera, in realtà, non aveva fatto altro che anticipare il provvedimento nazionale, rispetto al quale ha poi dovuto in qualche modo rinunciare a Galdo di Lauria (visto che le uniche regioni che potranno avere due Zes sono Puglia e Sicilia) per puntare sulla Valbasento, agganciandola a Taranto. L’area lucana della Zes dovrebbe toccare i 900-1.000 ettari (rispetto ai 428 originariamente previsti), mentre la parte pugliese passerebbe dai 3.033 ettari iniziali a circa 4.200-4.400. Su questo, però, la Regione Puglia ha già chiesto di rivedere i criteri utilizzati per individuare la dimensione delle superfici. Ora le due Regioni devono definire entro gennaio 2018 i perimetri e le funzioni sia delle aree portuali che di quelle retro-portuali: solo così, infatti, potranno consentire al Governo nazionale di candidare a finanziamento europeo la Zes Taranto-Basilicata. Via Anzio, in particolare, dovrà predisporre il suo piano strategico di sviluppo, inserendo i punti di forza del sistema produttivo e logistico locale: uno strumento che andrà poi inoltrato all’esecutivo nazionale e inserito in una cornice normativa nell’ambito della quale la Zes appulo-lucana verrà regolamentata.

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