“Il governissimo alla Regione
Basilicata? Non mi pare che manchi la maggioranza a via Anzio e, dunque, non
capisco quale possa essere la questione”. Il già viceministro agli Interni,
Filippo Bubbico, esponente di spicco di Liberi e Uguali, ha liquidato così la
proposta del consigliere regionale di Noi con l’Italia, Paolo Castelluccio.
Senatore, l’ex esponente di Forza Italia ha
chiesto al governatore Marcello Pittella di dimettersi al fine di formare un
nuovo governo regionale con il coinvolgimento di tutte le forze politiche: un
governissimo, appunto, che possa fare da preludio ad una accordo elettorale
ampio in vista della consultazione di novembre. Lei cosa ne pensa?
“Non ho elementi per esprimere una valutazione
su questa proposta: francamente non so, ma mi pare che bisogna distinguere le
cose. Adesso, infatti, abbiamo votato per il Parlamento, mentre per la Regione
i lucani sono andati alle urne circa cinque anni fa e torneranno a farlo tra
qualche mese: il risultato elettorale delle politiche, dunque, cosa non c’entra
con la situazione alla Regione? Non capisco il problema: normalmente di parla
di governissimo quando manca una maggioranza. Però, se non sbaglio, in Regione
una maggioranza c’è ed allora mi chiedo quale possa essere il problema”. Castelluccio ha ritenuto che, vista la
pesante sconfitta subita dal Pd alle politiche, il governatore debba dimettersi
dando luogo ad un accordo ampio che faccia da preludio ad un ampio fronte
coalizzato.
“Un’alleanza ampia contro chi e per che cosa? Castelluccio è un
uomo del Partito Democratico?”
No, è un
consigliere regionale di opposizione.
“E allora non capisco che tipo di
problema abbia Castelluccio, francamente”.
Quindi
Filippo Bubbico è contrario a questa ipotesi?
“No, io non sono né a favore,
né contro: semplicemente non capisco di cosa parlino. Si occupino dei problemi
della Basilicata se ne sono capaci, piuttosto che discettare di alchimie
politiche e alleanze che sono prive di senso, dal momento che tra un po’ si va
a votare per la Regione e una maggioranza c’è”.
Piero Miolla
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